Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

La perizia sullo schianto: «Morti per il ponte insicuro»

- Antonio Andreotti

L’incidente del 18 marzo 2014 a Massenzati­ca di Mesola (Ferrara) dove persero la vita quattro giovani tra cui Stefano Bertaglia, 30enne di Ariano Polesine, poteva essere evitato. Come? Installand­o una barriera sul ponte Trapella, dal quale le vittime volarono giù in auto, una Bmw, nel Canalbianc­o affogandov­i. La conclusion­e è del perito del giudice civile di Ferrara nella causa che si concluderà il 18 ottobre promossa dalla famiglia di una vittima, il 29enne di Comacchio (Ferrara) Matteo Carli, il guidatore. Le contropart­i il Comune di Mesola e la Provincia di Ferrara. Secondo il perito l‘assenza di una barriera sul ponte, e la conseguent­e pericolosi­tà, era stata segnalata da anni invano. Le altre vittime furono due donne romene. Lo schianto sulla Provincial­e 11. La Bmw andava a 65 chilometri orari, sotto il limite di 90 in quel tratto. (A.A.) solo la mattina dopo notando i danni alla serratura della loro porta d’ingresso a casa.

Per l’ex assessore regionale si tratta della quarta «visita» dei ladri da quando sta a Cantonazzo. L’esperienza peggiore fu quella del luglio 2004, quando Marangon venne derubato dell’Alfa Romeo «166» comprata solo sei mesi prima.

Riguardo ai due nomadi rom finiti nei guai, l’altro ieri il minore è stato segnalato al Tribunale dei minori di Venezia, ma non è nemmeno imputabile data l’età. I magistrati possono comunque togliere la patria potestà ai genitori del minore ed affidarlo agli assistenti sociali. Invece la 23enne che era con lui, una sua cugina, è stata denunciata per possesso di arnesi atti allo scasso.

La convinzion­e degli inquirenti è che i due cacciaviti servissero a compiere qualche furto nel centro storico del capoluogo.

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