Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Lite per debiti: spari in azienda un morto e un ferito grave
Bagnoli, arrestato il titolare di una ditta di verniciatura. La lite scoppiata per un debito di lavoro La vittima è un 38enne arrivato per dare manforte all’amico che voleva recuperare il denaro
Ha parcheggiato la sua auto, è sceso e, tenendosi il fianco, è entrato in un bar. «Aiuto, mi hanno sparato. È stato Benny».
Così ieri mattina, intorno alle 11, è iniziata in un distributore di Bagnoli di Sopra (Padova) una lunga giornata di indagini che ha portato alla scoperta di un omicidio e di un tentato omicidio e all’arresto di una persona.
Mentre si accasciava al suolo nel bar del distributore Af Petrolio, nel nucleo industriale del paesino della Bassa, il ferito, Yassine Lemfaddel, 29 anni italiano di origini marocchine e residente a Treviso, ha avuto la forza di sussurrare il nome del suo aggressore: Benedetto Allia, 28 anni, originario di Catania ma da tempo titolare di una ditta proprio a Bagnoli. Ed è qui, mentre Lemfaddel veniva trasportato in elicottero all’ospedale di Padova dove è arrivato in gravi condizioni ma stabile, che i carabinieri si sono precipitati.
Un capannone anonimo tra i tanti, quello della «Lb Allia», ditta che si occupa di verniciature. Se non fosse che al suo interno i carabinieri della compagnia di Abano hanno trovato il proprietario, Benedetto Allia appunto, coperto di sangue e, poco lontano, il corpo di un uomo ormai senza vita e un fucile da caccia. Non c’è voluto molto per capire che di fronte avevano proprio chi aveva appena ucciso una persona e ne aveva cercato di freddarne un’altra. Mentre Allia veniva portato in caserma ad Abano Terme, i carabinieri cercavano di ricostruire non solo l’identità della vittima, ma anche i motivi. E se il corpo è stato presto identificato in Francesco Mazzei, 38 anni, originario di Crotone ma residente in Germania, sui moventi dell’omicidio si è subito iniziato a fantasticare in paese. Perché Benedetto Allia è il giovane figlio di Salvatore, 49 anni, in carcere con alle spalle un’accusa di omicidio e soppressione di cadavere per aver ucciso e poi nascosto sotto una colata di cemento l’amante della moglie, ex socio in affari. I retroscena, uniti all’origine siciliana della famiglia, hanno fatto sì che in paese si diffondesse la vulgata che la mafia avesse allungato la mano fin sui capannoni della Bassa Padovana.
Nel frattempo, mentre le voci si rincorrevano, i carabinieri hanno continuato a parlare con i dipendenti dell’azienda. Nessuno di loro ha assistito alla scena ma quando hanno sentito i colpi di pistola si sono precipitati in quello stanzone, trovando il loro titolare insanguinato e, in terra, il fucile. Per ore Allia è stato interrogato dal magistrato, finché non è crollato, raccontando quanto successo. È stato proprio lui a spiegare che la criminalità organizzata non aveva nulla a che fare con quella storia e che dietro quei due colpi di fucile sparati a Bagnoli, in realtà c’era un debito economico non saldato.
Lemfaddel , ex dipendente di un’agenzia di lavoro interinale collegata alla Lb Allia, si sarebbe presentato ieri mattina nel capannone. Voleva costringere il ventottenne siciliano a pagare un vecchio lavoro e, per evitare di incassare un rifiuto, si era fatto accompagnare da un amico, Mazzei appunto. Tra i tre è subito nata una lite violenta finché, come Allia stesso ha raccontato, Lemfaddel ha estratto dalla tasca un coltello e l’ha ferito al braccio. Allia non è rimasto a guardare, e ha puntato contro la coppia un vecchio fucile da caccia. Il primo a cadere è stato Mazzei, raggiunto da un proiettile all’addome. Poi Allia ha puntato il fucile contro Lemfaddel, mirando sempre al tronco. Stavolta, però, il colpo non è stato letale.
Il marocchino, ferito, è riuscito a trascinarsi fuori dal capannone e a salire in auto. Ha messo in moto la Mercedes nera con cui era arrivato e ha cercato di mettere più distanza possibile tra lui e l’uomo che lo voleva morto. È riuscito a percorrere meno di un chilometro e mezzo. Arrivato vicino a un distributore, infatti, ha parcheggiato l’auto ed è entrato nel bar «Sorsi e Morsi». «Lo conosciamo bene, fino a due o tre mesi fa veniva qui spesso, ma poi non l’abbiamo più visto» racconta Enrico Bregantin, titolare del locale. «Si fa chiamare Vincenzo e dice di avere origini calabresi. Quando è arrivato era ancora lucido. È stato lui a raccontarci quanto successo e a chiederci di chiamare aiuto». Il resto è la confessione di un delitto con ancora tanti dubbi. In serata il magistrato ha disposto il fermo dell’omicida.
Il killer Benedetto Allia, catanese di 28 anni, è accusato di omicidio e tentato omicidio