Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Non diagnostica la cancrena, condannato
Un mese al medico dell’anziana paziente, che ha subìto l’amputazione della gamba
Non si accorge che da un taglio sul piede dell’anziana, degente dell’Opera immacolata concezione della mandria, si è scatenata un’infezione degenerata in cancrena. Il medico della casa di riposo, Agostino Corsini, è stato dunque condannato a un mese e dieci giorni di carcere, con la condizionale, per lesioni gravissime personali nei confronti di una donna di 86 anni, che una volta ricoverata in ospedale ha dovuto subire l’amputazione della gamba.
Un semplice taglietto sotto il piede non curato a dovere, tanto da causare una cancrena e una setticemia che ad una 86enne costano l’amputazione della gamba, necessaria a evitare il diffondersi dell’infezione. Il responsabile, per la Procura ma anche per il giudice Beatrice Bergamasco che l’ha condannato a 1 mese e 10 giorni di carcere con la condizionale, è il padovano Agostino Corsini, 67 anni, medico dell’anziana. Lesioni personali gravissime l’accusa per la quale è stato condannato dal tribunale. La sua colpa, secondo il pm Marco Peraro, sarebbe di «non aver adeguatamente inquadrato la sintomatologia presentata dalla paziente (grave arteriopatia obliterante degli arti inferiori, presentatasi all’inizio con necrosi del primo dito del piede sinistro e progressivamente estesasi al secondo dito e all’avampiede) e quindi nel non aver inviato la stessa a una struttura adeguata e specialistica in grado di far fronte quanto più precocemente possibile all’evoluzione del quadro clinico».
In pratica Corsini non si era accorto che quel piccolo taglio sotto il piede era una potenziale infezione e quindi non aveva fatto nulla per curarla. I fatti — per cui il medico dovrà anche risarcire nel procedimento civile i parenti della donna, assistiti dall’avvocato Antonio Marchesini — prendono il via nel gennaio 2011. Allora la nipote dell’anziana, che dal 2007 viveva nella casa di riposo dell’Opera immacolata concezione alla Mandria, si accorge del piccolo taglio sotto la pianta del piede sinistro della zia. Immediata la richiesta di chiarimenti alle infermiere dell’Oic, che la tranquillizzano, spiegando come la pelle dell’anziana sia così sottile da essersi tagliata magari solo toccando la sedia a rotelle. La ferita però con il passare dei giorni non guarisce ma peggiora. A quel punto i familiari della degente (che morirà qualche mese dopo ma non per complicanze legate a questi fatti) chiedono di parlare con il medico, il dottor Corsini, senza ottenere risposta. Intanto il taglio inizia a mostrare i sintomi di una ferita infetta e l’ottantaseienne si lamenta del dolore anche solo nel toccarle la gamba sinistra.
Il 25 febbraio l’anziana viene finalmente visitata da Corsini, ricevendo solo rassicurazioni. Tutto precipita il 7 maggio 2011, quando i nipoti vengono contattati dall’Oic, che annuncia il ricovero della signora in ospedale. Al Pronto soccorso i camici bianchi spiegano come quella ferita abbia fatto infezione, causando cancrena e setticemia. Il giorno dopo, con un’operazione d’urgenza, la gamba sinistra le viene amputata. Un intervento estremo come unica soluzione. Le carte della Procura che hanno portato alla condanna accusano il comportamento del dottor Corsini, che ha causato alla paziente «un danno ischemico miocardico da ipoperfusione, avvenuto durante la fase acuta dello choc settico e per la scarsa idratazione non adeguatamente corretta presso la casa di riposo dove domiciliava». Nei giorni successivi alle dimissioni la donna viene ricoverata dai parenti in un’altra casa di riposo, la stessa dove poi morirà nell’ottobre 2011.