Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
CHISSO E L’EFFETTO BOOMERANG
Il terremoto giudiziario dello scandalo Mose ha scoperchiato un diffuso sistema illegale a base di tangenti e fondi neri. Eppure, dopo 16 mesi di dibattimento, 32 udienze e 102 testi, la sentenza del Tribunale di Venezia, ha dimezzato processualmente le accuse della Procura. Risultato: quattro condanne e quattro tra assoluzioni e prescrizioni per gli otto politici, imprenditori, professionisti a processo, dopo che altri 31 avevano scelto di patteggiare, tra cui Renato Chisso, già autorevole esponente di Forza Italia e assessore di lungo corso in Regione con Giancarlo Galan. La stessa sentenza - naturalmente come riflesso - ha lasciato sul campo anche macerie politiche. Le stesse che oggi fanno da cornice alle giornate di Chisso. Del resto, il ritorno sulla scena dei politici travolti da scandali giudiziari, è ormai un fenomeno, viste la Prima, Seconda, Terza… Repubblica. E’ bastato che Chisso s’affacciasse da «cittadino» ad alcune eventi (la nuova sede di Forza Italia a Mestre, l’inaugurazione della Tangenziale ad Occhiobello, il convegno sulla infrastrutture a Cassola) per alimentare una «caccia all’untore» senza precedenti. Eppure l’opinione pubblica, a dispetto del passato, non ha espresso atteggiamenti forcaioli o di aperta contestazione. Anzi. Circolano più i commenti comprensivi che di ostilità. Della serie: Chisso ha patteggiato, si è fatto anche il carcere, ha pagato il suo debito con la giustizia e oggi non ha più un ruolo politico