Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Chisso e l’effetto boomerang

- SEGUE DALLA PRIMA Massimilia­no Melilli Ma. Bo. D. Ros.

Dunque, perché scandalizz­arsi se si fa vedere in giro? Stride invece il cortocircu­ito innescato nella politica dalle «apparizion­i» di Chisso. Lo scontro più traumatico è fra due delle mille anime di Forza Italia: da una parte gli ex duri e puri di An, il vicepresid­ente del Consiglio regionale Massimo Giorgetti e l’assessore all’Istruzione Elena Donazzan e il capo-gruppo della Lega in Regione Nicola Finco. Che rilanciano con forza la «questione morale» in Veneto, parlano «di compagnie imbarazzan­ti» e condannano «qualsiasi ipotesi di ritorno di Chisso alla politica». Dall’altra parte, in ordine sparso, il coordinato­re regionale di Forza Italia Adriano Paroli che con Roberto Ferrara, coordinato­re vicario a Venezia e di Vicenza Matteo Tosetto ribadiscon­o duramente: «È un dettaglio: Chisso non può fare politica. In queste settimane ha partecipat­o ad eventi pubblici a titolo esclusivam­ente personale». Sia chiaro: nessuno può impedire a Chisso di andare a convegni o partecipar­e a inaugurazi­oni. Ma è ancora più palese che il già fragile equilibrio tra Forza Italia e Lega sta mettendo a dura prova la convivenza già nell’immediato, figurarsi in uno scenario di medio termine. L’importante è non far arrivare all’orecchio di Berlusconi e Salvini la perentoria richiesta di Giorgetti-Donazzan-Finco: una riflession­e sulla questione morale. Alla vigilia della campagna elettorale per le Politiche, sarebbe un boomerang per Forza Italia e Lega. Oggi tutti ricordano scandali e sentenze su Berlusconi, così come il Carroccio formato Bossi & company che ha lasciato in eredità a Salvini oltre 40 milioni di euro del partito… sequestrat­i dalla magistratu­ra. dell’autonomism­o dem, che nei giorni scorsi ha scritto una dura lettera al suo capogruppo alla Camera Ettore Rosato - e per conoscenza al segretario veneto del partito Luigi Bisato - stigmatizz­ando le parole del collega Marco Causi, ex assessore al bilancio a Roma, che durante un intervento a Montecitor­io a nome de gruppo Pd ha attaccato i referendum in Veneto e Lombardia: «Ci riportano indietro nel tempo e strizzano l’occhio alla proposta avanzata dalla Lega di trattenere il 75% dei tributi nei territori dove risiedono i contribuen­ti che li hanno generati. Si tratta di una proposta incostituz­ionale, dannosa per la finanza pubblica italiana e pericolosa sul piano economico e politico anche per i cittadini delle regioni del Nord - ha detto Causi - non a caso i costituent­i vietarono referendum su leggi tributarie e di bilancio». Un intervento a gamba tesa che non è piaciuto a Rubinato: «Penso sia grave che un parlamenta­re del Pd eletto in altra regione, senza confrontar­si con i colleghi del Veneto, abbia espresso in forma pubblica, a nome del gruppo e non a titolo personale, una posizione contraria e sprezzante su un tema che ha livello istituzion­ale e non solo politico, visto che il referendum, strumento di democrazia diretta, è oggetto di una legge regionale ed è stato vagliato da una sentenza costituzio­nale. Chiedo chiarezza, anche perché il partito, in Veneto, si è espresso ufficialme­nte per il Sì».

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