Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Una pizza surgelata buona (anche per l’ambiente)
Produzione al 100% con energia rinnovabile, consumi ridotti, ora la sfida dell’acqua
Non sarà certo un incendio, per quanto devastante, a far cambiare la ricetta del successo. Pomodoro, mozzarella e una spolveratina di...«green». Il «green» su cui ha deciso di puntare la Roncadin, azienda di Pordenone diventata colosso mondiale nella produzione di pizza surgelata, è quella sostenibilità ambientale resa l’ingrediente base di ognuna delle sue seicento ricette.
Sostenibilità che continuerà a rappresentare la «stella polare» del gruppo, alle prese con la ripartenza dopo il rogo dello scorso 22 settembre che ha interessato parte dello stabilimento. Se le cause delle fiamme che hanno interessato un’area di circa 6mila metri quadrati con le linee produttive storiche sono ancora da chiarire, a Meduno non si è perso certo tempo. E nel giro di pochi giorni, la produzione è ripartita.
Per scrivere un nuovo capitolo di una storia di successo. Perché il premio Coop for Kyoto conquistato nel 2014 nella categoria «100% sustainable Energy» (riconoscimento promosso dal gruppo Coop per far emergere i suoi fornitori più virtuosi) è solo una delle tante soddisfazioni che l’azienda pordenonese ha imparato a togliersi negli ultimi anni. E pensare che, esattamente dieci anni fa, il futuro sembrava drammaticamente scritto con la prospettiva di dover portare i libri in tribunale e mettere definitivamente la parola fine alla storia avviata in Germania nel 1968 da Edoardo Roncadin. Tornato in Italia nel 1985 con moglie, figli e i fratelli Siro e Renzo, l’imprenditore aveva dato vita sei anni più tardi alla «Pizza e Pasta», stabilimento innovativo per produrre su larga scala pizza surgelata di alta qualità. Era la svolta: dai 30 milioni di pizze del 1995 alla quotazione in borsa di quattro anni più tardi, il passo è stato breve. Numeri in crescendo che nel 2004 avevano portato il gruppo Arena a formulare un’Opa e ad acquisire l’azienda per poi cederla l’anno successivo al gruppo Malavolta Foodinvest Pizza Srl. Lo spettro del fallimento era stato scongiurato ancora una volta dalla famiglia Roncadin che nel 2008 ha rilevato nuovamente il gruppo e avviato un percorso di rilancio con un piano di importanti investimenti. Iniziative coniugate con il rispetto dell’ambiente: un connubio di successo che, prima del rogo, aveva portato a prevedere per il 2017 la possibilità di raggiungere i 110 milioni di fatturato dopo i 97 registrati lo scorso anno.
Investimenti che si sono rivelati fondamentali anche in occasione dell’incendio di fine settembre: barriere e dispositivi hanno funzionato a dovere permettendo di limitare i danni e, soprattutto, di evitare feriti. Evitando che le fiamme si propagassero all’ala nuova dello stabilimento produttivo che ospita le ultime due linee installate nell’ultimo anno. Limitati, per fortuna, anche i danni all’impianto fotovoltaico sul coperto che ogni anno produce circa 1,2 milioni di kilowatt ora (pari al 7% del fabbisogno). Vero e proprio «fiore all’occhiello» del piano d’investimenti inaugurato sette anni fa all’insegna della sostenibilità. Il restante della fornitura energetica, infatti, è erogato da produttori certificati Irgo e Gse (per il 2017 il fornitore è Cva trading) che utilizzano fonti esclusivamente rinnovabili. Strategia che ogni anno consente di risparmiare 6.193 tonnellate di anidride carbonica immesse nell’ambiente, corrispondenti al consumo energetico annuale medio di 6.509 nuclei familiari.
Il rogo non ha interessato le due linee più recenti: la quinta inaugurata nel giugno del 2016, vanta un’innovazione che ha consentito il miglioramento dell’efficienza energetica nella fase di cottura e stesura dell’impasto con relative riduzioni nel consumo fino all’85%. Roncadin infatti utilizza un metodo di produzione unico, che la differenzia dalla concorrenza: l’impasto, suddiviso in piccole palline, diventa una pizza attraverso un’operazione di pressatura a caldo ad alta temperatura, creando anche una sfoglia impermeabile che, in modo assolutamente naturale, protegge la base stessa dall’umidità della salsa di pomodoro, mantenendola friabile e fragrante. Il processo di creazione della base con la tecnologia a induzione e il nuovo metodo di movimentazione del prodotto in linea, non solo ha portato a un minore consumo energetico, ma anche a una riduzione dei fermi produttivi e a una diminuzione dell’impatto acustico.
Un trend confermato anche nella sesta linea di produzione inaugurata a luglio (e anche questa risparmiata fortunatamente dalle fiamme) che ha consentito di ridurre di oltre il 40% il consumo elettrico nella fase di surgelazione dei prodotti. Processo cruciale che, da solo, incide per circa il 36% sui costi energetici totali dell’azienda.
L’incendio e la ripartenza Un grande rogo il mese scorso ha devastato parte dello stabilimento Roncadin, ma la produzione è ripartita in pochi giorni. A luglio era stata inaugurata la nuova linea di produzione che riduce consumo energetico e impatto acustico