Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
E sullo Statuto speciale lite nel centrodestra Lega allo scontro
Lite nel centrodestra: «Accelerazione imprevista». «No, sapevate»
Dopo lo stop di Renato Brunetta, tutta Forza Italia si smarca dalla «fuga in avanti» di Zaia che ora chiede anche lo statuto speciale. Il centrodestra si spacca. Anche il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro dice no. Lega allo scontro.
Hanno scoperto a urne chiuse che il referendum del 22 ottobre aveva una postilla sul Veneto a statuto speciale, i colonnelli di Forza Italia. La giunta ha approvato il disegno di legge lunedì mattina e la reprimenda di Renato Brunetta è arrivata subito: «Una fuga in avanti - ha detto al Corriere del Veneto - il rischio è che il massimalismo si trasformi in velleitarismo. Un federalismo nuovo, altrimenti un ragionamento egoistico ti porta necessariamente verso una deriva indipendentista». È stato il segnale che ha scatenato tutta Forza Italia. Poi in pomeriggio Zaia ha raddrizzato la rotta e chiarito che autonomia e statuto speciale sono due percorsi diversi.
Ma ha alzato la posta e se il feedback dei social gli ha dato ragione a suon di «Bravo, avanti così», la politica ha apprezzato meno. A cominciare dal sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro. «Può darsi sia stata una modalità per puntare alto nella trattativa ma le fughe in avanti non funzionano - avverte - La condivisione c’è stata su un progetto votato quasi dal 60% dei veneti: mai pensato allo statuto speciale». L’elettorato moderato ha dato segnali di preoccupazione: se si alzano le richieste, sale il livello dello scontro. «La rivendicazione dovrebbe avvenire nell’alveo del possibile, altrimenti si rischia di vanificare il voto e non ottenere niente - avverte Alberto Giorgetti - Il referendum era finalizzato ad evocare uno scenario generalista di rivendicazione». «Ad alzare troppo il tiro si rischia, ha ragione Brunetta - fa eco suo fratello, il consigliere regionale di Fi Massimo Giorgetti - Ho dato a Zaia il consiglio di essere più pragmatico. Il tema della modifica della Costituzione per la specialità del Veneto non è nuovo, lo posi io alla Bicamerale e Zaia fa bene a porlo ma il rilancio continuo rischia di rendere difficile la trattativa col governo e di farci sbandare». Elena Donazzan era in giunta lunedì, quando il progetto di legge è stato votato all’unanimità e chiede in maniera garbata lealtà e condivisione: «La battaglia più impegnativa comincia ora, un lungo braccio di ferro col governo centrale che deve richiamare tutti all’unità e alla responsabilità. Forza Italia sarà al fianco di Zaia nel raggiungimento di questo obiettivo». La più assertiva è la deputata Lorena Milanato: «È il referendum di Forza Italia ad aver vinto e non il quesito della Lega bocciato dalla Corte Costituzionale». Fin qui, Forza Italia. Poi dalla Lega arriva la frenata di Maroni: «Noi chiediamo di essere Regione speciale, non lo statuto speciale».
«Ma che problemi hanno ad avere una Regione a statuto speciale - s’inalbera il segretario veneto della Lega Gianantonio Da Re - Se andiamo a vedere gli incontri pubblici, cento li ha fatti la Lega, gli altri due o tre. Fanno i distinguo del giorno dopo, sono ridicoli. Forza Italia sapeva quale era la piattaforma. Zaia ha sempre detto che voleva l’autonomia come Trento e Bolzano. Facciamo l’autonomia al ribasso?». Per quanto il tiro alto di Zaia abbia sorpreso il Carroccio in Regione, la difesa è a testuggine. «Questa è una delibera approvata dalla giunta all’unanimità - ricorda l’assessore allo Sviluppo Roberto Marcato Non un blitz della Lega. Perché l’autonomia ha un suo percorso, questa è una partita parallela e distinta». «Nessuna fuga in avanti: a Brunetta rammento che siamo nel solco della norma approvata a suo tempo dal Consiglio regionale con i voti del suo partito - ribatte il presidente del consiglio regionale Roberto Ciambetti - A Milanato che non esiste norma che impedisca ad una Regione di avanzare una proposta di riforma costituzionale».
Ha gioco facile a puntare il dito il Pd, che si era alleato alla campagna del Sì a denti stretti. «Zaia non ha fatto questa proposta nel suo referendum», rimarca Debora Serracchiani. «Stravolge il voto con un colpo di mano, dimostrando di averlo in scarsissima considerazione», fa eco il senatore Giorgio Santini. E a chi al Sì non aveva mai ceduto come Graziano Azzalin, il rilancio appare come una mossa «per alzare la tensione in vista delle politiche. Inaccettabile».
Magari lo dice per metodo, ma le fughe in avanti non funzionano Ad alzare troppo il tiro si rischia, sia più pragmatico Siete ridicoli, fate i distinguo del giorno dopo. Sapevate Toscani Sono contadini, che non parlano neanche italiano