Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Traffico di rifiuti, 28 aziende nei guai
Aziende sotto sequestro a Marghera e Malcontenta. Il capo è un trevigiano
Traffico illecito di rifiuti, 25 imprenditori nei guai. Le aziende li reimmettevano nel processo produttivo senza sottoporli a decontaminazione.
Traffico illecito di rifiuti, 25 imprenditori nei guai. Le loro aziende — 28 quelle finite sotto la lente d’ingrandimento dei magistrati della Direzione distrettuale antimafia del Veneto — raccoglievano rifiuti e scarti di produzione, reimmettendoli nel processo produttivo senza sottoporli a decontaminazione (per la quale non avevano comunque le necessarie autorizzazioni). Quest’ultima pratica richiede una serie di passaggi, anche amministrativi, che secondo i finanzieri in diversi casi sarebbero stati omessi.
Così facendo, sarebbero stati anche occultati al Fisco utili per 6 milioni di euro. Un business cresciuto troppo in fretta per non destare sospetti.
E’ stato proprio il volume della merce inviata in Slovenia da un’azienda di Mogliano, a costringere la Guardia di finanza ad avviare gli accertamenti, avvalendosi di tabulati telefonici e di intercettazioni. L’impresa ha un giro d’affari di oltre 10 milioni di euro e una dozzina di impiegati. Al timone c’è un trevigiano 55enne che già in passato ha avuto una contestazione per un reato di natura ambientale. L’imprenditore, assieme a due colleghi della provincia di Foggia (una 30enne originaria della Romania e un 55enne foggiano), è stato raggiunto da un’ordinanza cautelare interdittiva dell’esercizio dell’attività per i prossimi dodici mesi.
Nei depositi venivano gestiti i materiali plastici, definiti «rifiuti non pericolosi» perché non emettono sostanze in atmosfera. La merce, secondo quanto ipotizzano le contestazioni, sulla carta varcava il confine con la Slovenia (dove l’azienda di Mogliano ha una filiale) . Fisicamente veniva invece raccolta nelle tre sedi operative (ora sotto sequestro preventivo): una a Malcontenta e Marghera (Venezia) e una a Casalvecchio (Foggia).
«A quel punto — chiarisce il tenente colonnello Fabio Marco Vetrano, comandante del Nucleo tributario della Guardia di Finanza di Treviso — venivano compilati in modo non veritiero i formulari che indicavano i luoghi di destinazione della merce, recando così un serio pregiudizio alla tracciabilità dei prodotti da smaltire». Quei rifiuti quindi — sostengono sempre i finanzieri — varcavano i confini, verso la Germania, dove venivano acquistati e pagati al prezzo di semilavorati, senza essere sottoposti ai necessari trattamenti. «Il nostro intervento va anche a garanzia del mercato — spiega il comandante provinciale della Finanza, Alessandro Nicola Serena — a tutela delle molte aziende che seguono le procedure in modo scrupoloso».
Oltre ai tre imprenditori destinatari delle misure cautelari, altri 22 (undici residenti in Veneto tra le province di Venezia, Vicenza, Padova e Treviso) sono stati segnalati a vario titolo per reati che vanno dall’attività organizzata per il traffico illecito dei rifiuti alla frode in commercio. A finire nei guai anche i responsabili delle aziende che effettuavano i trasporti.
Al profilo penale se ne aggiunge uno fiscale, perché gli accertamenti si sono anche concentrati sull’illecita gestione di 8800 tonnellate di rifiuti speciali non pericolosi. A questo punto agli uffici regionali potranno provvedere a recuperare l’ecotassa per un valore di circa 90mila euro.