Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Sequestrati 60 chili di eroina in centro
Casa in centro trasformata in laboratorio. È il più grande sequestro nel Veneto
Avevano trasformato un appartamento nel centro di Padova in laboratorio per la droga. Qui gli agenti della mobile hanno trovato quasi 60 chili di eroina purissima, per un valore di circa 1,8 milioni di euro. Si tratta del più grande quantitativo di droga mai sequestrato nel Padovano. A finire in manette sono stati due spacciatori albanesi. All’interno della casa la polizia ha trovato materiale per il confezionamento e pellet per la preparazione dell’eroina da fumare.
Tagliati i rami, mancavano all’appello le radici. E gli agenti della squadra mobile hanno chiuso il cerchio nel giro di tre mesi e mezzo, in un appartamento vicino all’ospedale dove i due complici superstiti nascondevano 60 chili di eroina. Ovvero il più grosso quantitativo di droga custodito in un deposito mai sequestrato a Padova e forse in tutto il Veneto, che una volta immesso sul mercato avrebbe fruttato circa 1,8 milioni di euro.
La polizia ha inferto il colpo finale alla banda di spacciatori albanesi parzialmente smantellata lo scorso luglio con l’operazione Alta Padovana, che si era conclusa con otto arresti e quattro obblighi di dimora tra Padova, Trebaseleghe, San Martino di Lupari e Camposampiero. In quel caso, tra un blitz e l’altro, le forze dell’ordine avevano sequestrato 20 chili di droga tra eroina e cocaina, mentre questa volta l’eroina è il triplo e gli arrestati sono due: Adnand Bilali, 32 anni e Dritan Ceka, 33, albanesi, residenti all’Arcella in via Temanza, senza precedenti e irregolari. Il primo vive in Italia da una ventina d’anni, il secondo è rientrato a Padova da una ventina di giorni, ma il loro sodalizio durava da tempo. Ogni sette-dieci giorni, infatti, Bilali e Ceka entravano in un appartamento al piano terra di via Modena, dove si fermavano un paio di minuti se la droga era già pronta o un paio d’ore se dovevano confezionarla.
La squadra mobile li stava pedinando da qualche settimana e gli agenti hanno deciso di entrare in azione sabato sera, quando uno dei due uomini è sceso dal furgone e l’altro ha continuato a guidare in via Gattamelata: nell’abitacolo, oltre alla droga, c’erano le chiavi di casa. E in casa c’erano 58,7 chili di eroina, in parte già pronta e in parte ancora in polvere, tra presse, pellet per confezionare l’eroina da fumare e altri attrezzi da laboratorio: un quantitativo che almeno a Padova era saltato fuori solo dai controlli sui corrieri in transito, mai in un appartamento adibito a laboratorio.
L’attenzione degli inquirenti si è concentrata su sei panetti da tre chili, suddivisi in formelle di eroina caramellata: si tratta di una varietà diversa da quella normalmente in commercio, con un principio attivo più potente e proprio per questo conservata in freezer; il sospetto è che questa sostanza possa essere la causa di alcune morti per overdose nel Veneziano.
L’eroina raggiungeva tutte le piazze del Veneto: Bilali e Ceka si affidavano a intermediari tunisini e non lasciavano entrare nessuno nel laboratorio, tanto che nemmeno gli spacciatori erano in grado di dire da dove arrivasse esattamente la droga. Interrogati dal gip Margherita Brunello, i due albanesi si sono avvalsi della facoltà di non rispondere; il padrone di casa, italiano, rischia la confisca dell’appartamento per aver ospitato i due connazionali in nero e dovrà dimostrare di essere estraneo alla vicenda. Il blitz di via Modena ha inferto un duro colpo a un mercato che comunque resta fiorente, come dimostra l’ultimo decesso per overdose registrato ieri mattina in piazzetta Salvemini: la vittima è Mohamed Scalota, algerino di 39 anni.