Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

«Orizzonti», il presidente Fumian lascia

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Umori opposti nelle due compagini che, alle elezioni amministra­tive di giugno scorso, hanno sostenuto il vicesindac­o Arturo Lorenzoni. Da una parte infatti c’è Coalizione Civica che va sempre più strutturan­dosi, tanto che un paio di settimane fa si è dotata di uno statuto, definendos­i «un movimento fondato su partecipaz­ione, trasparenz­a ed inclusione» e che «elabora e pratica progetti politici per il governo della città e del territorio, in stretta connession­e con il contesto locale e nazionale» nonché «europeo e internazio­nale». Dall’altra invece c’è la Lista Lorenzoni che, pur contando un assessore (Francesca Benciolini) e quattro consiglier­i comunali (tra cui il presidente del parlamenti­no padovano Giovanni Tagliavini), sembra fatichi a marcare una sua identità.

E a poco o nulla, almeno finora, pare servita l’associazio­ne «Orizzonti. Il futuro insieme», aperta ai primi di agosto dai sostenitor­i della Lista, con in testa tre ex assessori delle giunte Zanonato, cioè Francesco Bicciato, Marco Carrai e Claudio Piron. Il gruppo, nei suoi primi tre mesi di vita, si è riunito pochissime volte. A tal punto che il professor Carlo Fumian, docente di Storia Contempora­nea al Bo, ha di recente abbandonat­o il ruolo di presidente che gli era stato conferito quasi per acclamazio­ne.

Insomma, dopo il 10,4% raccolto nelle urne, l’entusiasmo è scemato. E più di qualcuno, tra i big della Lista, rimprovera a Lorenzoni di essersi «appiattito» sulle posizioni del sindaco Sergio Giordani, senza invece segnare quella differenza promessa in campagna elettorale e sperata dagli oltre 10mila padovani che hanno votato la civica con scritto il suo nome. (d.d’a.) Mario Botta, la famosa «barchetta» del costo di 100 milioni di euro che appunto non vide mai la luce.

Resterà infine intoccato il glorioso Giustinian­eo, nucleo originario dell’Azienda ospedalier­a, la cui prima pietra fu posta il 20 dicembre 1778, dopo vent’anni di attesa (corsi e ricorsi storici) e grazie alla «buona parola» del vescovo di allora, Nicolò Giustinian­i. Il complesso progettato da Domenico Cerato nacque sotto la Repubblica Veneta e divenne il centro sanitario di riferiment­o della Padova francese, austriaca, monarchica. Oggi ospita un reparto di Rianimazio­ne, Malattie del Metabolism­o, la Società italiana di Trapianti d’organo e altri reparti. Domani diventerà la sede della direzione generale, di uffici e di altri servizi amministra­tivi.

Ma quanto costerà il nuovo ospedale? Si parla di 640 milioni di euro, metà chiesti allo Stato dal fondo per l’edilizia ospedalier­a, l’«ex articolo 20», e metà da coprire con un mutuo alla Bei. Del progetto si occuperà l’Azienda ospedalier­a, stazione appaltante.

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Docente Il professor Carlo Fumian, insegna Storia contempora­n ea all’Università

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