Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Piscine, due cordate in corsa per rilevare la gestione
L’indiscrezione: imprenditori contro un gruppo guidato da «Asm»
Si profilerebbero due diverse cordate per subentrare a «Veneto Nuoto» nella gestione del Polo natatorio. Possibile colpo di scena in queste ore di trattativa per una transazione sugli 8,5 milioni di euro che pendono sulle casse del Comune intenzionato a chiudere la partita entro venerdì. Un obiettivo indicato nei giorni scorsi dall’assessore comunale al Bilancio, Susanna Garbo, per ridurre l’ingessamento del bilancio e arrivare a scongelare gli 1,1 milioni di avanzo libero, bloccato a titolo prudenziale per la vicenda, con l’assestamento di fine mese.
Gli 8,5 milioni di euro sono frutto della convenzione tra privati e Comune che prevede che quest’ultimo debba surrogare (cioè sostituirsi) le obbligazioni attive e passive della società nei confronti di Unipol, la banca finanziatrice del mutuo collegato al «project financing» per la realizzazione dell’impianto. La sigla della convenzione, che assegnò la gestione dell’impianto per 25 anni ai privati (i costruttori, con la coop emiliana Ccc e le aziende polesane Guerrato e Reale Mario Srl, assieme alla società sportiva Padova Nuoto Srl) risale al 9 giugno 2006, ultimi giorni della giunta di Paolo Avezzù.
«Questa clausola sulla surroga del Comune — sostiene l’attuale presidente del consiglio comunale — era a salvaguardia della continuità di funzionamento della piscina, indipendentemente dai destini della società che l’aveva costruita».
Se Palazzo Nodari dovesse essere costretto a pagare le rate, spiega Avezzù, subentrerebbe nella gestione degli impianti, per garantirne la continuità. E, come ipotizzato dalla Garbo nei giorni scorsi, ci potrebbero essere contenziosi legati alla risoluzione in danno del rapporto. Ma, appunto, il Comune starebbe lavorando per un’intesa con altre imprese, disponibili al subentro. Da un lato ci sarebbe una cordata privata, dall’altro circola un’ipotesi con capofila «Asm Rovigo», la Spa multiservizi al 100% comunale.
L’opposizione non solo è poco convinta che il traguardo del 10 novembre possa essere tagliato, ma pure contesta poca trasparenza da parte della giunta di Massimo Bergamin. «Non c’è mai stata chiarezza — attacca Nadia Romeo, capogruppo Pd — e così restano le boutade e le voci. Se la soluzione fosse Asm, non ci stiamo: sarebbero sempre i cittadini a pagare. Meglio un partner privato credibile, che tenga conto della funzione sociale delle piscine».
Duro anche Ivaldo Vernelli. «Non si possono regalare i soldi ai privati — incalza il capogruppo M5S — Se così fosse, sarebbe materia da Corte dei Conti. Vedremo se si farà avanti un nuovo imprenditore a salvare la situazione o se dovrà essere un giudizio a dover risolvere questa vicenda».
Una vicenda delicatissima, come ricorda Antonio Rossini. «Capisco la riservatezza — premette il capogruppo di Fare! — ma quando il quadro sarà definito, le carte dovranno essere portate in consiglio comunale perché l’aula conosca e comprenda».
La vicenda Polo natatorio ha fin qui esposto il Comune per oltre 13 milioni di euro, come calcolato proprio da Garbo. Nel conteggio i canoni versati per la gestione (245.000 euro più Iva annui), 1,4 milioni per il lodo Baldetti (definito in conciliazione per ritardata consegna ai privati dei terreni delle vecchie piscine di Porta Adige) e gli 8,5 milioni al centro della trattativa.
L’incubo Palazzo Nodari per il Polo natatorio potrebbe dover sborsare 8,5 milioni di euro