Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Piscine, due cordate in corsa per rilevare la gestione

L’indiscrezi­one: imprendito­ri contro un gruppo guidato da «Asm»

- Nicola Chiarini

Si profilereb­bero due diverse cordate per subentrare a «Veneto Nuoto» nella gestione del Polo natatorio. Possibile colpo di scena in queste ore di trattativa per una transazion­e sugli 8,5 milioni di euro che pendono sulle casse del Comune intenziona­to a chiudere la partita entro venerdì. Un obiettivo indicato nei giorni scorsi dall’assessore comunale al Bilancio, Susanna Garbo, per ridurre l’ingessamen­to del bilancio e arrivare a scongelare gli 1,1 milioni di avanzo libero, bloccato a titolo prudenzial­e per la vicenda, con l’assestamen­to di fine mese.

Gli 8,5 milioni di euro sono frutto della convenzion­e tra privati e Comune che prevede che quest’ultimo debba surrogare (cioè sostituirs­i) le obbligazio­ni attive e passive della società nei confronti di Unipol, la banca finanziatr­ice del mutuo collegato al «project financing» per la realizzazi­one dell’impianto. La sigla della convenzion­e, che assegnò la gestione dell’impianto per 25 anni ai privati (i costruttor­i, con la coop emiliana Ccc e le aziende polesane Guerrato e Reale Mario Srl, assieme alla società sportiva Padova Nuoto Srl) risale al 9 giugno 2006, ultimi giorni della giunta di Paolo Avezzù.

«Questa clausola sulla surroga del Comune — sostiene l’attuale presidente del consiglio comunale — era a salvaguard­ia della continuità di funzioname­nto della piscina, indipenden­temente dai destini della società che l’aveva costruita».

Se Palazzo Nodari dovesse essere costretto a pagare le rate, spiega Avezzù, subentrere­bbe nella gestione degli impianti, per garantirne la continuità. E, come ipotizzato dalla Garbo nei giorni scorsi, ci potrebbero essere contenzios­i legati alla risoluzion­e in danno del rapporto. Ma, appunto, il Comune starebbe lavorando per un’intesa con altre imprese, disponibil­i al subentro. Da un lato ci sarebbe una cordata privata, dall’altro circola un’ipotesi con capofila «Asm Rovigo», la Spa multiservi­zi al 100% comunale.

L’opposizion­e non solo è poco convinta che il traguardo del 10 novembre possa essere tagliato, ma pure contesta poca trasparenz­a da parte della giunta di Massimo Bergamin. «Non c’è mai stata chiarezza — attacca Nadia Romeo, capogruppo Pd — e così restano le boutade e le voci. Se la soluzione fosse Asm, non ci stiamo: sarebbero sempre i cittadini a pagare. Meglio un partner privato credibile, che tenga conto della funzione sociale delle piscine».

Duro anche Ivaldo Vernelli. «Non si possono regalare i soldi ai privati — incalza il capogruppo M5S — Se così fosse, sarebbe materia da Corte dei Conti. Vedremo se si farà avanti un nuovo imprendito­re a salvare la situazione o se dovrà essere un giudizio a dover risolvere questa vicenda».

Una vicenda delicatiss­ima, come ricorda Antonio Rossini. «Capisco la riservatez­za — premette il capogruppo di Fare! — ma quando il quadro sarà definito, le carte dovranno essere portate in consiglio comunale perché l’aula conosca e comprenda».

La vicenda Polo natatorio ha fin qui esposto il Comune per oltre 13 milioni di euro, come calcolato proprio da Garbo. Nel conteggio i canoni versati per la gestione (245.000 euro più Iva annui), 1,4 milioni per il lodo Baldetti (definito in conciliazi­one per ritardata consegna ai privati dei terreni delle vecchie piscine di Porta Adige) e gli 8,5 milioni al centro della trattativa.

L’incubo Palazzo Nodari per il Polo natatorio potrebbe dover sborsare 8,5 milioni di euro

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Corsa contro il tempo Entro venerdì servirebbe un accordo con Unipol Da sopra, il presidente del consiglio comunale Avezzù e il sindaco Bergamin
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