Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Mose, niente utili alle imprese Mantovani rinuncia ai lavori
Scontro tra manager e commissari. I licenziamenti salgono a 172
La comunicazione era già partita al mattino, con Palazzo Balbi come destinatario. Come paventato nei giorni scorsi, i licenziamenti di Mantovani non si fermano a quota 102 lavoratori, ma salgono a 172, salvo soluzioni quasi impossibili del tavolo regionale, che se ne occuperà nelle prossime settimane. Ma intanto ieri per il colosso padovano delle costruzioni è stata una giornata ancor più «nera». L’ad Maurizio Boschiero aveva infatti un appuntamento con il commissario del Consorzio Venezia Nuova Giuseppe Fiengo per cercare di mettere ordine a un contenzioso pesantissimo tra le parti, ma ne è uscito con più dolori che speranze.
Il primo punto all’ordine del giorno è stato quello della sentenza di lunedì del Consiglio di Stato, che ribaltando una decisione precedente del Tar del Lazio ha stabilito che le imprese consorziate non possano avere utili dai cantieri del Mose, che vanno invece accantonati in un fondo a parte, come garanzia fino alla fine dei procedimenti penali. «Una buona notizia, così siamo salvaguardati», sottolinea il provveditore alle opere pubbliche Roberto Linetti. Che cosa significhi questo in termini numerici lo stabiliranno gli uffici tecnici e gli avvocati nei prossimi giorni, ma Fiengo ha tracciato una linea decisamente «indigesta» per Mantovani: da un lato ha ribadito che, come i commissari avevano restituito i soldi accantonati dopo la sentenza del Tar, ora toccherà a loro rendere il pregresso; dall’altro che il taglio sarà valido anche a partire dai lavori futuri. Fiengo, citando una giurisprudenza della Corte dei Conti, ha spiegato che in via presuntiva la quota di utile sui lavori è fissata al 10 per cento. A quel punto Boschiero gli ha però risposto che, di fronte a questa prospettiva, Mantovani potrebbe rifiutare i lavori futuri, come per esempio l’infrastrutturazione dell’Arsenale (dove ci sarà la centrale di manutenzione delle paratoie), che avrebbero portato nelle casse dell’azienda 18 milioni complessivi. Tolto il 10 per cento si passerebbe a 16,2 milioni, ritenuto un prezzo fuori mercato. La ratio della legge è quella di finire le opere con chi le sta già costruendo, ma pagandogli solo le «spese vive», per evitare che si continui a lucrare su cantieri finiti nel mirino di Anac e magistratura.
Posizioni distanti anche sui crediti di Mantovani nei confronti del Consorzio. L’azienda nei giorni scorsi ha ottenuto due decreti ingiuntivi dal tribunale di Venezia, per oltre 17 milioni di euro. Soldi che però il Consorzio in questo momento non ha in cassa e comunque il commissario ha annunciato che i decreti verranno opposti. Il Provveditorato nei giorni scorsi ha ottenuto lo sblocco dei primi 40 milioni dell’ultima tranche da 221 deliberata dal governo Gentiloni, ma dovrebbero essere utilizzabili solo per opere nuove, non per il pregresso. E quindi la situazione resta tesa.