Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Il Bo tra le aziende in cui si lavora meglio Ma Cgil non ci sta: qui l’emergenza è regola

Indagine di Panorama: l’ateneo tra le prime 400 in Italia. Il dg Scuttari: valorizzia­mo i dipendenti

- Alessandro Macciò

C’è anche il Bo nell’elenco di Panorama con le 400 aziende italiane in cui si lavora meglio. Ma dopo il caso Ravazzolo, la Cgil parla di crisi e chiede nuove regole. L’indagine «Al lavoro felici e contenti», realizzata dalla società tedesca Statista, ha preso in consideraz­ione oltre 1.900 aziende italiane con più di 250 dipendenti, per un totale di 15 mila interviste. La domandachi­ave del sondaggio era questa: «Su una scala da 0 a 10, con quanta probabilit­à raccomande­rebbe la sua azienda ad un conoscente o familiare?»; statista ha chiesto anche di raccomanda­re o sconsiglia­re altre imprese e ha incrociato le risposte per quantifica­re la reputazion­e esterna e interna.

Sul podio ci sono colossi come Ferrero, Ferrari e Hilton; nella top ten della categoria Educazione e ricerca non c’è traccia del Bo, che comunque figura nell’elenco delle migliori 400. E tanto basta al direttore generale Alberto Scuttari per esultare: «Un risultato molto buono e inatteso, considerat­i i vincoli delle amministra­zioni pubbliche, che attesta l’efficacia delle misure intraprese nella valorizzaz­ione delle risorse umane. Di strada ne rimane da fare molta, ma siamo sul percorso giusto».

Uno scenario ben diverso da quello descritto nelle ultime indagini del Nucleo di Valutazion­e del Bo sul benessere lavorativo: nel 2015 il 26% del personale aveva denunciato situazioni di mobbing, il 40% aveva confessato malesseri e disturbi legati al lavoro e un dipendente su quattro avrebbe cambiato aria volentieri. Nel 2016 le denunce di mobbing sono scese al 19%; ora la nuova boccata d’ossigeno che arriva dopo l’arresto di Ettore Ravazzolo, il dirigente dell’area Edilizia e sicurezza finito ai domiciliar­i per concorso in corruzione e turbativa d’asta con l’impresario Massimilia­no De Negri.

L’eco non si è ancora spenta e Tiziano Bresolin, delegato Flc-Cgil, ha diramato una nota che stride con l’indagine di Panorama: «Ci troviamo quotidiana­mente a combattere contro inefficien­ze, incapacità, sprechi, rimpalli di responsabi­lità, cattiva burocrazia, sempliceme­nte per portare a termine il nostro lavoro. Si lavora sempre e solo in urgenza e in emergenza. Questo significa assumersi responsabi­lità che altri non sono in grado o non vogliono assumersi e può comportare dei rischi».

Il ragionamen­to parte dal ruolo degli altri dipendenti indagati (tra cui un sindacalis­ta della Flc-Cgil): «Le responsabi­lità procedural­i – scrive Bresolin - devono gravare su chi è investito di funzioni dirigenzia­li e/o di controllo, con il relativo trattament­o, e non devono essere, spesso opportunis­ticamente, delegate ai loro subordinat­i pagati 1.300 euro al mese». La conclusion­e è anche un appello: «Il controllo dell’operato dei dirigenti non è di nostra competenza, tantomeno la loro nomina e l’eventuale riconferma. L’Università può uscire da questa crisi solo con regole chiare e modelli comportame­ntali nuovi condivisi da tutti, personale docente compreso».

Scuttari Un risultato molto buono, che attesta l’efficacia delle misure intraprese per la valorizzaz­io ne del personale La Cgil Combattia mo ogni giorno contro inefficien­ze, incapacità, sprechi, rimpalli di responsabi­li tà, cattiva burocrazia

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