Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Aboliamo il parco del Delta nato tra troppe polemiche e ora un inutile carrozzone
Il Corriere del Veneto giovedì scorso ha ben inquadrato la situazione giuridica conseguente all’emendamento alla legge di stabilità che darebbe la possibilità di costituire (non costituisce, perché è necessaria una successiva intesa tra Veneto ed Emilia) un eterogeneo parco interregionale, abolendo la previsione normativa di un parco nazionale del Delta del Po. Ritengo, invece, che sia giunto il momento di «eliminare» il parco regionale Veneto. Tale parco è nato, tra polemiche anche molto decise (due processi penali, l’uno per blocco stradale ed occupazione della Romea, l’altro per aggressione a Porto Tolle di esponenti politici dei Verdi) a seguito della legge regionale n. 36/1997 ed ha sì rafforzato una sensibilità ambientale, ma è stato considerato una «super proloco» o un «abbeveratoio» cui attingere fondi per manifestazioni di rilevanza locale. Intanto è entrato in vigore il decreto legislativo n. 42/2004 che impone vincoli all’edificazione, a prescindere dal fatto che si tratti di aree del parco. Inoltre con delibere della giunta regionale, a cominciare da quella 21 febbraio 2003 n. 448 (e succ.), si sono individuati i siti di importanza comunitaria (S.I.C.) e le zone di protezione speciale (Z.P.S.) in attuazione della Direttiva 92/43/CEE. In tali aree non sono escluse le attività umane, ma sono consentite solo se garantiscono «una gestione sostenibile dal punto di vista ecologico ed economico»: per edificare in queste zone è necessario ottenere una positiva valutazione di incidenza ambientale e quasi l’intera area del parco è anche S.I.C. o Z.P.S.. Inoltre, recentemente, vi è stato il prestigioso riconoscimento MAB-UNESCO ad un’area che comprende quella del parco del Veneto e solo parte di quello emiliano. Nell’ambito delle attività conseguenti vi saranno chance di sviluppo turistico e non solo. A questo punto l’Ente Parco è diventato un «carrozzone inutile».