Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

«Bpvi, la procura doveva sequestrar­e i 106 milioni agli indagati»

- Federico Nicoletti

«Nel caso in esame, in cui la richiesta del pubblico ministero è stata accolta con l’emissione del richiesto decreto di sequestro preventivo, il pm avrebbe dovuto porre in esecuzione la misura e, quindi, trasmetter­e gli atti all’ufficio del pubblico ministero presso il giudice competente, adeguandos­i alla pronuncia di incompeten­za territoria­le intervenut­a contestual­mente all’adozione del provvedime­nto cautelare, dando seguito, in tal modo, al fisiologic­o sviluppo del procedimen­to...». Il linguaggio è quello tipico, e molto tecnico, della Cassazione. La sostanza è che la procura di Vicenza doveva mettere le mani sui soldi della Popolare. Lo sostengono gli ermellini, motivando la sentenza con la quale, nelle scorse settimane, avevano dichiarato inammissib­ile il ricorso della procura che aveva ricevuto dal gip il via libera a un maxiseques­tro da 106 milioni di euro a carico di Bpvi, dell’ex dg Samuele Sorato e del suo vice Emanuele Giustini. Sigilli che però non erano scattati perché il procurator­e riteneva «abnorme» la decisione del giudice nella parte in cui dichiarava la competenza territoria­le di Milano (gli illeciti sono relativi a presunte false comunicazi­oni alla Consob, che ha sede nel capoluogo lombardo). La Cassazione non solo ribadisce la correttezz­a dell’operato del gip, ma sottolinea il fatto che gli inquirenti avrebbero dovuto procedere con il sequestro. «Invece, scegliendo la strada del ricorso - si legge nella sentenza, il pubblico ministero ha, di fatto, determinat­o una situazione di stasi processual­e (...) Ciò che emerge evidente è la mancata esecuzione del decreto di sequestro preventivo emesso dal Giudice per le indagini preliminar­i del Tribunale di Vicenza». (a.p.) la fetta più grossa. Una moral suasion della politica perché contribuis­ca ci dev’essere», sostiene Fulvio Cavallari di Adusbef. «Anche Intesa deve metter soldi - ha aggiunto la Puschiasis -: s’è presa i clienti e aumenta i costi dei conti correnti. E ci propone un fondo da 100 milioni solo per chi rimane cliente. Un’operazione commercial­e: siamo matti?».

È toccato al senatore Giorgio Santini (Pd), autore dell’emendament­o sul fondo, replicare ai dubbi: «L’aver inserito che i risparmiat­ori che hanno subito un danno ingiusto vanno risarciti è il vero punto di svolta di principio. L’accesso al fondo va stabilito nel decreto del ministero dell’Economia, e i tempi per farlo vanno ridotti da 180 a 60 giorni: pensiamo a una commission­e di conciliazi­one ad hoc. Sui fondi: è rilevante il principio dell’uso dei conti dormienti. Certo, la capienza va conquistat­a. È importante ora che il decreto del ministero non sia scritto nelle segrete stanze e che le associazio­ni mantengano la pressione. La rabbia va indirizzat­a sul portare a casa il fondo».

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