Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
A qualcuno piace cesto
È il dono per antonomasia del Natale: l’assortimento di vini e prodotti alimentari Ma negli anni qualcosa è cambiato: via il superfluo, si punta alle eccellenze italiane
Sugli alberi di Natale il puntale è stato sostituito dai fiocchi o dalle stelle, sui presepi di oggi si rappresenta quasi esclusivamente la Natività evitando gli altri personaggi sullo sfondo. Decoriamo le case e i giardini con luci intermittenti, ghirlande e bastoncini di zucchero alla menta di americana tradizione. In tutta questa contaminazione di usanze, più o meno lontane da noi, qualcosa è rimasto come punto fisso: il cesto. Nato come omaggio per ringraziare il medico di famiglia o il parroco del paese, oggi si regala anche ai parenti e agli amici. Scambiarsi doni alimentari è ancora di moda. Un tempo era un augurio di prosperità e abbondanza, oggi è una valida alternativa alla fredda tecnologia o a regali troppo inflazionati, set sciarpa e guanti in coordinato per citarne uno.
Cesto oggi vuol dire cura, attenzione al dettaglio e ai gusti della persona a cui lo si regala. Dal Friuli alla Puglia la regola è una sola: non essere banali e scegliere anche cibi che vadano oltre i confini della propria regione. Lo spiegano i proprietari della gastronomia Squisito di San Daniele del Friuli, in provincia di Udine: «Oltre ai prodotti del territorio, come la Gubana o le grappe, ci sono anche biscotti tipo i cantucci o i canestrelli, non propriamente friulani. Poi non possono mancare la pasta, ad esempio quella di Gragnano, il riso, i sottoli e creme e altri prodotti a base di tartufo. Al di là della provenienza, l’importante è che siano ricercati e artigianali».
Se qui si mettono insieme dolce e salato, non troppo lontano, in Veneto i dolci sono banditi dai cestini, in favore di salumi e formaggi autoctoni. Questo almeno a Mestre, perché a Padova si segue una linea diversa: «Nell’omaggio si devono trovare gli ingredienti fondamentali per mettere in tavola un pranzo completo: dall’aperitivo fino al dolce. Oltre al primo, pasta, riso e sughi, ci sarà anche un secondo, come ad esempio il salmone affumicato, e le mostarde da accompagnare ai formaggi. Non devono mancare le bevande, oltre al vino va bene anche la birra. Ma non bisogna dimenticarsi della fine del pasto, per questo bisogna inserire anche il thè e il caffè», dicono gli esperti della bottega Caberlotto di Mestre e Padova.
I cesti non sono sempre stati uguali nel tempo, così come si è usciti dai confini regionali ci sono alcuni prodotti che non vengono più presi in considerazione, come racconta il titolare della gastronomia Danesin di Treviso: «Oggi le ceste sono più piccole e se una volta si sceglievano cibi e bevande straniere oggi si guarda soprattutto all’Italia. Poi sono quasi scomparsi aceto balsamico e olio, perché i clienti li trovano facilmente anche nei mercatini, quindi, in negozio cercano qualcosa di più ricercato. Bisogna aggiungere poi che le persone sono molto più attente alle intolleranze e alle tendenze alimentari rispetto a prima, fino a qualche anno fa sarebbe stato impensabile un cesto vegano o senza glutine».
Nel tempo è cambiata anche la confezione e alla tradizionale cesta qualcuno ha preferito le scatole di cartone o legno, magari decorate.
Una vera e propria mutazione del cesto l’hanno notata i proprietari della salumeria De Carne di Bari: «Fino a sei anni fa si confezionavano regali di soli dolci con panettoni e frutta secca, ma anche esclusivamente di vini o liquori. Oggi, invece, si preferiscono assortimenti che mettono insieme dolce e salato con una scelta che va dalle salsicce artigianali fino a formaggi come il caciocavallo, poi ci sono i funghi, il tartufo, il miele e la frutta sciroppata. L’importante è che sia tutto scelto con cura».
Rimanendo al Sud qualcosa è cambiato anche a Napoli, infatti, qui una volta i cesti di Natale erano fatti quasi esclusivamente di frutta. Il segreto era alternare quella fresca a quella secca in modo da far risaltare tutti i colori. «Oggi la frutta secca è solo un simbolo – chiarisce il titolare della gastronomia Genovese – non è del tutto assente, ma non ha l’importanza che aveva prima, c’è sotto forma ad esempio di un pacchetto di datteri ramati al centro di una composizione di prodotti gastronomici salati, come parmigiano, scatolette di tonno pregiato o un cotechino, insieme a una bottiglia di vino».
Da Nord a Sud tante le possibilità per comporre un cesto, ma l’importante è scegliere anche in base alla propria sensibilità, perché i doni oggi sono anche un modo per finanziare iniziative di solidarietà o aiutare piccoli produttori di zone disagiate a emergere.
Paese che vai Nel Veneto la regola è comprendere tutti gli ingredienti per un pranzo completo; in Campania fuori moda le composizioni di frutta fresca e secca