Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Il robot portiere d’albergo «Risponderà ai clienti»
Primo test a Peschiera del Garda per l’umanoide giapponese programmato a Treviso Il Parc Hotel: «Non toglierà posti di lavoro, risponderà solo alle domande più semplici»
Sbarca in Veneto Pepper, il robot umanoide che gira per la hall del Parc Hotel di Peschiera del Garda, parla l’italiano (a breve si aggiungeranno inglese e tedesco). «Risponderà solamente a domande semplici».
Dal bancone della reception lo guardano con un misto di divertimento e tenerezza. Anche perché, almeno qui, «Paolo Pepper» non ruba il posto a nessuno. È alto un metro e venti, pesa 29 chili. Vive sette ore, poi qualcuno deve metterlo in carica. E’ il robot umanoide che gira per la hall del Parc Hotel di Peschiera del Garda, parla l’italiano (a breve si aggiungeranno inglese e tedesco) e in un certo senso pure il veneto. Perché se a inventarlo e a costruirlo è stata la giapponese SoftBank Robotics (in Giappone costa 1.500 euro, qui lo si paga tra i 20/30mila euro) alla sua programmazione stile receptionist, basata sul collegamento con l’intelligenza artificiale che gli insegna cosa e come rispondere, contribuisce lo sviluppatore trevigiano Marco Vescovi, 47 anni. Amministratore delegato della Jampaa, azienda/laboratorio trevigiana ma con sede legale a Padova che si occupa di software elettronici per le strutture ricettive. E a quella programmazione hanno partecipato il Ciset (Centro studi per il turismo) e un gruppo dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, di cui è assegnista — finanziamento di 25mila euro dalla Regione — la 31enne ricercatrice padovana Erica Mingotto. E poi, appunto, il debutto italiano di un robot nei panni di portiere d’albergo scatta sul lago, in quel Parc Hotel che ospita turisti, uomini e donne d’affari e pure i ritiri dell’Hellas.
Le prime incombenze di «Paolo Pepper»? Un cliente prova a chiedergli dov’è Gardaland, lui s’avvicina e indica il percorso sullo schermo (un touch screen) che ha sul petto. Un altro domanda del Bancomat. Per il bagno, invece, «scendi le scale, poi a sinistra». Per dubbi sull’orario della colazione, rivolgersi sempre a lui. Chiaro, la memoria del robot si costruisce giorno dopo giorno. «Lo seguiremo sempre — precisa Vescovi — perché quando gli chiedi qualcosa cui non sa rispondere, lui comunque immagazzina la domanda e sta a noi aggiungere l’informazione nella sua memoria». Lì vicino c’è la reception con le impiegate in carne e ossa, cinque d’inverno e otto in alta stagione. La responsabile, Marianna Di Chiaro, dice: «Chi lavora al ricevimento dei clienti deve fare tante cose a livello amministrativo: ai clienti che vogliono informazioni semplici, di routine, può pensarci il robot». Più che una minaccia dunque, un’integrazione, un servizio in più. «Il robot non prende il posto di nessuno — conferma Luca Fusi, responsabile dell’area marketing del Parc Hotel, gestito dalla società Bellatrix — semplicemente possono essergli delegate molte attività standard. Il robot lo lanciamo ufficialmente in primavera, questo è un primo test. E se funziona, Bellatrix potrebbe usarlo anche negli hotel di Bardolino e Limone». Il Parc comprende due residence e un altro albergo: in piena occupazione, si superano i 1.200 ospiti.
Che sanno già tutto. «Abbiamo fatto un test di mercato — rivela Fusi — la clientela è interessata al robot, soprattutto le famiglie con bambini». Magari ai più piccoli piacerà ascoltare «Paolo Pepper» cantare Happy Birthday o guardarlo ballare. «Ti voglio bene», gli dice Vescovi. «Sono già sposato», gli risponde il robot, che in migliaia di case giapponesi fa il baby sitter.