Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Fedeli: «Costituzione, una copia ad alunno e dal 2018 diventerà materia d’esame»
L’8 gennaio tutti gli studenti italiani riceveranno una copia della Costituzione. E a partire dall’anno prossimo sosterranno degli esami sul contenuto della carta costituzionale.
L’annuncio della ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli è arrivato durante l’inaugurazione dell’Anno dei diritti umani, indetto dall’Onu per celebrare il 70esimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani. Ma è arrivato anche nell’aula magna dell’Università di Padova, alla vigilia del tavolo tecnico sulle competenze in materia di istruzione che oggi a Roma riapre le trattative tra Regione e Stato sull’autonomia del Veneto.
La scelta del luogo non è sembrata casuale e non c’è da stupirsi, dunque, se qualcuno ha letto nelle parole della ministra un riferimento alle spinte autonomistiche del Veneto e un monito contro chi volesse strumentalizzare il referendum del 22 ottobre, magari per spostare i paletti un po’ più in là e mettere in discussione l’unità nazionale. Sensazione confermata anche dall’enfasi che hanno accompagnato l’annuncio: «La distribuzione della Costituzione nelle scuole è un messaggio per dire non solo di leggere gli articoli, ma anche di far rivivere il dibattito delle madri e padri costituenti – ha precisato la Fedeli -. Voglio far coincidere questo atto concreto con un percorso esplicito di studio attraverso un esame di valutazione sulla Costituzione italiana, le regole europee e i diritti inalienabili contenuti nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo».
Ai tavoli tecnici di oggi e domani, dedicati a istruzione e lavoro, parteciperanno anche gli emissari di Lombardia ed Emilia Romagna, ma gli incontri saranno sempre bilaterali in quanto ogni regione avanza richieste differenti. Ieri intanto la Fedeli ha annunciato anche altri provvedimenti sull’università: «Stiamo facendo una manovra economica per investire sulle nuove assunzioni dei ricercatori e stiamo affrontando il tema degli scatti che riguardano i docenti universitari, perché anche questa è una modalità per tornare a dare valore alla funzione docente. Lo scatto passa da tre anni a due, che significa guardare alla carriera dei giovani». Lo scorso agosto la questione degli scatti aveva suscitato una protesta culminata nello sciopero degli esami, che aveva coinvolto oltre undicimila docenti in tutta Italia. La ministra infine ha invocato più etica nel dibattito pubblico: «La prima responsabilità della politica riguarda il linguaggio, che non deve parlare di violenza e di discriminazione che creano barriere».