Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Ma intanto Ndreca il bandito del colpo è ancora latitante

- R.Pol.

Forse Elson Ndreca oggi leggerà i giornali e penserà di essere fortunato a stare chissà dove, lontanissi­mo da quella folta schiera di indipenden­tisti veneti e amici dei commercian­ti derubati che ci metterebbe­ro meno di un minuto a fargliela vedere loro, la giustizia. Eppure il tribunale ha già condannato in abbreviato quell’albanese a tre anni e 8 mesi, oltre a 1200 euro di multa e a 15 mila euro di provvision­ale, anticipo di un risarcimen­to da definire in sede civile. Poi però Ndreca è riuscito a scappare. Una fuga rocamboles­ca la sua. L’uomo infatti era stato chiamato in aula qualche tempo fa a testimonia­re i fatti della notte del 22 luglio, in una delle tante udienze a carico di Onichini. Durante una di quelle testimonia­nze fu l’avvocato di Onichini, Ernesto De Toni, a rendersi conto e a dire a voce alta che la condanna di Ndreca era passata in giudicato. Ovvero che era diventata effettiva, perché erano scaduti i termini per presentare ricorso in corte d’Appello. A quel punto Ndreca è sbiancato. Ha parlato rapidament­e, ha risposto alle domande dell’avvocato e a quelle del magistrato e poi è sgattaiola­to via veloce. Ed è sparito. Già, perché il diavolo si nasconde nei dettagli e i dettagli, dentro i tribunali, sono fatti di carte bollate, di autorizzaz­ioni, di passaggi tra un cancellier­e e un altro. Tant’è che non è stato spiccato in tempo l’ordine di carcerazio­ne a carico di Elson Ndreca. Il provvedime­nto è stato emesso quando lui era già lontano. Prima però aveva fatto in tempo a fare tutto quello che doveva fare per avere i suoi soldi: è riuscito a costituirs­i parte civile e a chiedere a Onichini 324mila euro per le ferite subite, è riuscito a mettere in ordine tutto e a non farsi più trovare. Come una macchina lenta e inesorabil­e la giustizia farà il suo corso sia in sede penale che in sede civile, ma intanto le provvision­ali vanno versate. Onichini dovrà versare sul conto di Ndreca 24500 euro, forse quando l’albanese fornirà gli estremi delle coordinate bancarie sarà più facile trovarlo. Forse è in compagnia degli altri «fantasmi» quella dei tre suoi complici di quella sera del 22 luglio, dei quali non ha mai rivelato il nome. Su di lui pende un mandato di arresto e se vuole quei soldi dovrà uscire allo scoperto.

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