Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Scandalo toghe e corsi «sexy», il Csm sospende il pm padovano
Il magistrato Nalin messo fuori ruolo e senza stipendio
Scandalo concorsi sexy per le toghe, il Csm ha sospeso dalle funzioni e dallo stipendio e ha collocato fuori ruolo Davide Nalin, il pm 38enne di origine padovana in servizio a Rovigo. Il magistrato, collaboratore del consigliere di Stato Francesco Bellomo, è accusato di aver fatto da mediatore.
Sospeso in via cautelare dalle funzioni, dallo stipendio e collocato fuori ruolo. È questa la decisione presa ieri dal Consiglio superiore della magistratura a carico del pm di Rovigo Davide Nalin, 38enne padovano rimasto coinvolto in un «sexgate» come collaboratore del consigliere di Stato Francesco Bellomo nella Scuola di formazione giuridica «Diritto e scienza».
A chiedere il provvedimento è stato il Pg della Cassazione Pasquale Ciccolo, che ha anche avviato l’azione disciplinare nei confronti del magistrato, in servizio alla Procura di Rovigo dal febbraio 2014. Nalin è accusato di avere fatto da «mediatore» tra Bellomo e una borsista della scuola per diventare magistrati, della quale Nalin era stato allievo e per la quale ha pubblicato una decina di interventi. Lo scopo della mediazione sarebbe stato quello di procurare al collega «indebiti vantaggi» anche di «carattere sessuale». La vicenda è emersa con la denuncia del padre di una studentessa della scuola «Diritto e scienza». Secondo questa accusa, Bellomo avrebbe obbligato tutte le allieve a presentarsi ai corsi in minigonna, tacchi a spillo e trucco marcato, pretendendo per contratto che non fossero sposate. A quanto si apprende, nell’ordinanza di sospensione cautelare del pm Nalin si parlerebbe anche dell’utilizzo di un falso account su Facebook per il monitoraggio delle abitudini delle corsiste. Inoltre, con il suo ruolo nella scuola gestita da Bellomo, il 38enne padovano avrebbe esercitato attività vietate ai magistrati ordinari, in violazione della circolare del 2015 del Csm sugli incarichi extragiudiziari.
Il diretto interessato, rompendo il silenzio sulla vicenda, ha dichiarato che si tratta di «un provvedimento che fatico a comprendere e che inevitabilmente impugnerò». Ha aggiunto Nalin: «Non posso credere che su mere illazioni si sia costruito tutto quanto ho letto in questi giorni, con una critica che, dapprima avente ad oggetto la mia persona, si è poi estesa addirittura al ruolo di pm da me esercitato, mettendo in discussione il mio intero operato». Nel merito, il magistrato padovano è netto: «Non è affatto vero che mi sia prodigato per indurre ragazze ad assecondare richieste illecite del consigliere Bellomo: non ho mai fatto nulla di tutto ciò, così come nulla che potesse essere letto come costrizione, men che meno facendo leva sulla mia figura istituzionale».
Quello preso ieri dal «tribunale delle toghe» è un provvedimento cautelare, adottato in via d’urgenza. Nel motivare la sua richiesta il Pg Ciccolo aveva scritto che occorre evitare che il pm rodigino possa reiterare «condotte «gravemente scorrette» e «incompatibili» con le funzioni giudiziarie. Questo perché si tratta di vicende di «tale degrado» da ledere non solo la personale credibilità del pm, ma quella dell’«intera giurisdizione».
Il procuratore capo di Rovigo, Carmelo Ruberto, in relazione alla decisione del Csm parla di «un fulmine a ciel sereno. Con Nalin ho lavorato tre anni intensamente, si è sempre impegnato a fondo. Ora la sua assenza graverà su questi uffici, e i tempi per la sostituzione non sono così immediati». Sulla sospensione è intervenuta anche la presidente della sottosezione rodigina dell’Anm, Silvia Ferrari: «Al collega Nalin va la nostra solidarietà umana, ma è indubbio che i fatti che gli sono contestati sono molto gravi. Va detto che il provvedimento a suo carico non è definitivo».