Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Proventi illeciti, sequestrato «I Trulli»
Secondo la Dia la bottega del Sotto Salone è stata aperta con i soldi del contrabbando
Secondo l’Antimafia l’origine della fortuna di Giuseppe D’Onofrio, commerciante pugliese da anni trapiantato a Padova e titolare della bottega «I Trulli» in piazza dei Frutti, è stata il contrabbando di sigarette (e di droga). Con quei soldi avrebbe lanciato l’attività commerciale nel Sotto Salone e avrebbe acquistato la barchessa di villa Molin. Sia la società che l’immobile ieri sono stati sequestrati. D’Onofrio però non ci sta: «I soldi con cui ho iniziato erano di un’eredità».
Qualcosa non quadrava. Abitazioni di lusso, macchine, vita dispendiosa, un negozio di generi alimentari in pieno centro, ovvero «I Trulli» di piazza dei Frutti, tutto acquistato con versamenti non giustificati dai redditi piuttosto esigui dichiarati negli ultimi 20 anni. Sono molteplici gli elementi analizzati dalla Direzione investigativa antimafia di Padova e trasmessi poi al tribunale di Brindisi che ha emesso una misura di prevenzione prevista dal codice Antimafia a carico di Giuseppe D’Onofrio, pugliese, nato a Fasano 63 anni fa, della moglie Annalisa Brondin, del suocero Vittorio Brondin e della suocera Simonetta Martini, tutti residenti a Padova. Il procedimento è di fatto un sequestro fatto ai fini della confisca dei beni che sarebbero stati acquistati con denaro arrivato da chissà dove, non giustificato dai redditi della famiglia. E visto il passato criminale di D’Onofrio, passato per cui trent’anni fa ha pagato con il carcere e altre misure di sicurezza, c’è più che un sospetto che tutti questi reinvestimenti siano stati fatti con denaro proveniente da precedenti illeciti. Sotto sigillo è stata posta la barchessa di villa Molin alla Mandria (non la villa in sé che invece appartiene ad altri titolari e viene abitualmente utilizzata per organizzare eventi e matrimoni) e, ben più noto, il negozio di generi alimentari pugliesi «I Trulli», al civico 8 di piazza dei Frutti nell’area del Sotto Salone. La corposa ordinanza che dispone la misura di prevenzione ordina per punti il passato di D’Onofrio.
Secondo la Dia, il commerciante, negli anni Ottanta e negli anni Novanta, è stato un noto contrabbandiere e ha avuto, recita il dispositivo, numerosi contatti con la criminalità organizzata campana, siciliana e vicina alla Sacra Corona Unita. Per anni D’Onofrio si è dedicato al contrabbando di sigarette, che proprio in quell’epoca era fonte di reddito ingente per la criminalità organizzata, tanto quanto lo è oggi quello del traffico di stupefacenti. Negli anni Novanta D’Onofrio venne condannato per i suoi reati, e spedito a espiare la pena nel carcere Due Palazzi di Padova. Fu in quel periodo che conobbe la sua attuale moglie, Annalisa Brondin, dalla quale ha divorziato, anche se, sempre secondo le ricostruzione dell’Antimafia, sarebbe una separazione solo di facciata per intestare alla donna alcuni beni che attribuiti a lui avrebbero destato sospetto. La Dia, nella dettagliata informativa spedita l’estate scorsa prima al tribunale di Padova, che si è dichiarato incompetente sul piano territoriale, e poi a Brindisi, riassume i redditi degli ultimi anni di D’Onofrio, che non superano i 17 mila euro l’anno, e della moglie, di poco più bassi. In compenso sarebbero state comprate due frazioni di villa Molin per un totale di 600 mila euro, oltre alle quote del negozio «I Trulli», le cui entrate però non avrebbero giustificato quel tenore di vita, fatto anche di viaggi a Parigi, interessamenti per costose spese da Cartier, captate con intercettazioni telefoniche disposte nel corso di un procedimento avviato dalla procura di Lecce, così come una Porsche e altri acquisti di lusso. Ora il negozio è stato affidato a un custode giudiziario che si occuperà della sua gestione e resterà aperto. L’onere della prova che quel denaro è tutto lecito spetta ora a D’Onofrio e famiglia. Se non riusciranno a dimostrare che quei beni sono stati lecitamente acquistati, finiranno allo Stato, e pure la gastronomia «I Trulli» potrebbe diventare un bene confiscato alla criminalità.