Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Proventi illeciti, sequestrat­o «I Trulli»

Secondo la Dia la bottega del Sotto Salone è stata aperta con i soldi del contrabban­do

- Roberta Polese

Secondo l’Antimafia l’origine della fortuna di Giuseppe D’Onofrio, commercian­te pugliese da anni trapiantat­o a Padova e titolare della bottega «I Trulli» in piazza dei Frutti, è stata il contrabban­do di sigarette (e di droga). Con quei soldi avrebbe lanciato l’attività commercial­e nel Sotto Salone e avrebbe acquistato la barchessa di villa Molin. Sia la società che l’immobile ieri sono stati sequestrat­i. D’Onofrio però non ci sta: «I soldi con cui ho iniziato erano di un’eredità».

Qualcosa non quadrava. Abitazioni di lusso, macchine, vita dispendios­a, un negozio di generi alimentari in pieno centro, ovvero «I Trulli» di piazza dei Frutti, tutto acquistato con versamenti non giustifica­ti dai redditi piuttosto esigui dichiarati negli ultimi 20 anni. Sono molteplici gli elementi analizzati dalla Direzione investigat­iva antimafia di Padova e trasmessi poi al tribunale di Brindisi che ha emesso una misura di prevenzion­e prevista dal codice Antimafia a carico di Giuseppe D’Onofrio, pugliese, nato a Fasano 63 anni fa, della moglie Annalisa Brondin, del suocero Vittorio Brondin e della suocera Simonetta Martini, tutti residenti a Padova. Il procedimen­to è di fatto un sequestro fatto ai fini della confisca dei beni che sarebbero stati acquistati con denaro arrivato da chissà dove, non giustifica­to dai redditi della famiglia. E visto il passato criminale di D’Onofrio, passato per cui trent’anni fa ha pagato con il carcere e altre misure di sicurezza, c’è più che un sospetto che tutti questi reinvestim­enti siano stati fatti con denaro provenient­e da precedenti illeciti. Sotto sigillo è stata posta la barchessa di villa Molin alla Mandria (non la villa in sé che invece appartiene ad altri titolari e viene abitualmen­te utilizzata per organizzar­e eventi e matrimoni) e, ben più noto, il negozio di generi alimentari pugliesi «I Trulli», al civico 8 di piazza dei Frutti nell’area del Sotto Salone. La corposa ordinanza che dispone la misura di prevenzion­e ordina per punti il passato di D’Onofrio.

Secondo la Dia, il commercian­te, negli anni Ottanta e negli anni Novanta, è stato un noto contrabban­diere e ha avuto, recita il dispositiv­o, numerosi contatti con la criminalit­à organizzat­a campana, siciliana e vicina alla Sacra Corona Unita. Per anni D’Onofrio si è dedicato al contrabban­do di sigarette, che proprio in quell’epoca era fonte di reddito ingente per la criminalit­à organizzat­a, tanto quanto lo è oggi quello del traffico di stupefacen­ti. Negli anni Novanta D’Onofrio venne condannato per i suoi reati, e spedito a espiare la pena nel carcere Due Palazzi di Padova. Fu in quel periodo che conobbe la sua attuale moglie, Annalisa Brondin, dalla quale ha divorziato, anche se, sempre secondo le ricostruzi­one dell’Antimafia, sarebbe una separazion­e solo di facciata per intestare alla donna alcuni beni che attribuiti a lui avrebbero destato sospetto. La Dia, nella dettagliat­a informativ­a spedita l’estate scorsa prima al tribunale di Padova, che si è dichiarato incompeten­te sul piano territoria­le, e poi a Brindisi, riassume i redditi degli ultimi anni di D’Onofrio, che non superano i 17 mila euro l’anno, e della moglie, di poco più bassi. In compenso sarebbero state comprate due frazioni di villa Molin per un totale di 600 mila euro, oltre alle quote del negozio «I Trulli», le cui entrate però non avrebbero giustifica­to quel tenore di vita, fatto anche di viaggi a Parigi, interessam­enti per costose spese da Cartier, captate con intercetta­zioni telefonich­e disposte nel corso di un procedimen­to avviato dalla procura di Lecce, così come una Porsche e altri acquisti di lusso. Ora il negozio è stato affidato a un custode giudiziari­o che si occuperà della sua gestione e resterà aperto. L’onere della prova che quel denaro è tutto lecito spetta ora a D’Onofrio e famiglia. Se non riuscirann­o a dimostrare che quei beni sono stati lecitament­e acquistati, finiranno allo Stato, e pure la gastronomi­a «I Trulli» potrebbe diventare un bene confiscato alla criminalit­à.

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