Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Il vaccino, il malore e la morte tre settimane dopo Esposto dei figli in procura

- Eleonora Biral

Quando è stato ricoverato la diagnosi era di infezione polmonare da curare con un antibiotic­o. Il suo fisico, però, non ha risposto alla terapia e tre giorni dopo è morto. Ora i familiari di A.C., un 67enne veneziano, vogliono sapere cosa sia accaduto. Anche perché l’uomo aveva cominciato a stare male quasi un mese prima, qualche giorno dopo aver fatto il vaccino antinfluen­zale. Uno dei sospetti è proprio questo: che l’indebolime­nto causato dal vaccino abbia portato la vittima a contrarre l’infezione fatale. La moglie e i due figli, attraverso gli avvocati Renato Alberini, Augusto Palese e Gian Luca De Biasi hanno presentato un esposto alla procura di Venezia ma, al momento, non si può stabilire un rapporto causale tra il vaccino e le complicazi­oni. Ieri è stata eseguita l’autopsia, disposta dal pm Alessia Tavarnesi, per i cui risultati servirà attendere due mesi.

L’agonia di A.C. è cominciata l’8 dicembre ma già nei giorni precedenti c’erano state le prime avvisaglie. Il 67enne a inizio ottobre si era sottoposto a degli esami e risultava stare bene. Il 16 novembre, come già fatto negli ultimi anni, A.C. si è sottoposto al vaccino e il 7 dicembre ha cominciato a stare male. Il giorno successivo ha avuto una sensazione di mancamento e il 9 dicembre un’idroambula­nza poco prima delle sette lo ha accompagna­to all’ospedale Civile di Venezia dove gli è stata diagnostic­ata un’infezione polmonare. È stato sottoposto alla terapia antibiotic­a e tutto sembrava andare per il meglio fino al mattino del 12 dicembre quando, al suo arrivo, la compagna lo ha trovato disteso sul letto privo di conoscenza. Il monitor del macchinari­o al quale era collegato segnava una febbre a 43 gradi e mezzo. Perciò la donna ha chiesto aiuto all’infermiera che, secondo i familiari, l’avrebbe rassicurat­a «sul fatto che la febbre sarebbe stata così alta proprio perché il paziente stava reagendo all’antibiotic­o», come si legge nell’esposto. L’infermiera avrebbe messo del ghiaccio sul capo e sul busto del paziente ma più tardi la moglie, preoccupat­a perché l’addome dell’uomo era gonfio, ha chiesto nuovamente aiuto. Ed ecco che sarebbe arrivato il medico che ha constatato il decesso del 67enne.

Una morte sulla quale già nelle ore successive il figlio ha cercato di fare luce chiedendo un incontro alla direttrice sanitaria dell’ospedale. Anche perché nel giorno del decesso era in atto uno sciopero di 24 ore dei medici pubblici. «I medici del Civile rigettano ogni ipotesi che il decesso sia collegabil­e all’agitazione sindacale: il paziente era ricoverato in un reparto intensivo in cui non avviene alcuna riduzione di organico, neanche in caso di sciopero», spiegano dall’Usl 3 Serenissim­a. La direttrice quel giorno avrebbe riferito al figlio che A.C. era morto a causa di una sepsi ma questo non lo ha fatto desistere dal presentare un esposto che ipotizza il reato di omicidio colposo. «I primi a richiedere l’autopsia sono stati medici del Civile – concludono dall’Usl -, proprio per verificare le cause del decesso in un paziente con un quadro clinico già complicato, che è stato pienamente assistito, ma su cui l’intervento farmacolog­ico non ha prodotto effetti».

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Vaccino sotto inchiesta Sarà l’autopsia, effettuata ieri, a chiarire se tra la vaccinazio­ne e la morte ci sia un rapporto

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