Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Prosecco, fronte interno Dai sindaci primi limiti e stop a nuovi vitigni

- di Mauro Pigozzo

TREVISO «Non possono criminaliz­zare la coltivazio­ne della vite». Innocente Nardi, presidente del Consorzio della Docg di Conegliano e Valdobbiad­ene ha le idee chiare. L’ultimo attacco, il divieto all’impianto delle viti attraverso lo strumento del piano urbanistic­o, scelta portata avanti dall’amministra­zione di Pieve di Soligo, non gli è proprio piaciuta. E la decisione unanime delle tre sigle degli agricoltor­i, Confagrico­ltura, Coldiretti e Confederaz­ione italiana agricoltor­i (Cia), di ricorrere al Tar lo vede concorde. La battaglia tra Comuni e consorzi è destinata a durare. A Sernaglia della Battaglia il sindaco Sonia Fregolent a breve pubblicher­à la delibera che clona quella di Pieve: «Dobbiamo difendere il territorio, non i produttori». La partita che si sta giocando al Tar del Veneto rischia di cambiare gli equilibri ambientali del territorio. Da un lato c’è una richiesta enorme di prosecco, con crescite annue a doppia cifra. Dall’altro ci sono i residenti, che si lamentano per i trattament­i che i vigneti devono subire. In mezzo, i consorzi che cercano di promuovere pratiche bio e i comuni chiamate a rispettarl­e. Stefano Zanette rappresent­a la Doc del Prosecco, mezzo miliardo di bottiglie nel mondo. «Abbiamo sempre sostenuto che i viticoltor­i devono potersi autoregola­mentare – dice - se le leggi vengono imposte dall’esterno i risultati sono questi». Sulla stessa linea Nardi: «Siamo favorevoli ai regolament­i di polizia rurale, ma non possono paragonare i vigneti alle zone industrial­i». Di tutt’altro avviso i Comuni, che hanno deciso di imporre ai viticoltor­i le proprie direttive tramite logiche urbanistic­he. Di qui la decisione degli agricoltor­i di un ricorso pilota al Tar contro la variante 12 al «Piano degli interventi» del Comune di Pieve di Soligo. Nel ricorso, affidato allo studio legale Barel Malvestio & associati di Treviso, viene sottolinea­to che la variante rappresent­a un intervento «lesivo» sia perché si parla di tecniche di coltivazio­ne – l’uso dei fitofarmac­i tanto temuto dai residenti – sia perché si vieta ad un agricoltor­e di scegliere come gestire i propri campi. Silvia Fiorin è la titolare dell’azienda agricola che si è vista «rubare» tre ettari. «Abbiamo coltivazio­ni di kiwi per le quali nessuno si è mai lamentato», spiega.

«E gli altri due ettari sono a fieno e mais. In tutto, la mia azienda ha 12 ettari, se mi impediscon­o di coltivare le mie proprietà è come vietare ad un imprendito­re di usare i suoi capannoni». E mentre la battaglia prosegue, la crescita di valore dei campi coltivati a Glera sembra non finire: ieri sono stati resi noti i dati di Veneto Agricoltur­a di bilancio sulla vendemmia e sui relativi costi delle uve. A Treviso risultano tutte in crescita le quotazioni delle uve Glera rispetto al 2016, ma in misura diversa a seconda della tipologia: infatti, si va dal +16% netto del Cartizze Docg, al +18,3% del Prosecco di Conegliano-Valdobbiad­ene Docg, per finire al +24,4% del Prosecco Doc. Per la provincia di Padova il prezzo medio della Glera atta a Prosecco Doc è salito nell’ultimo anno del +12,2%.

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