Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Prosecco, fronte interno Dai sindaci primi limiti e stop a nuovi vitigni
TREVISO «Non possono criminalizzare la coltivazione della vite». Innocente Nardi, presidente del Consorzio della Docg di Conegliano e Valdobbiadene ha le idee chiare. L’ultimo attacco, il divieto all’impianto delle viti attraverso lo strumento del piano urbanistico, scelta portata avanti dall’amministrazione di Pieve di Soligo, non gli è proprio piaciuta. E la decisione unanime delle tre sigle degli agricoltori, Confagricoltura, Coldiretti e Confederazione italiana agricoltori (Cia), di ricorrere al Tar lo vede concorde. La battaglia tra Comuni e consorzi è destinata a durare. A Sernaglia della Battaglia il sindaco Sonia Fregolent a breve pubblicherà la delibera che clona quella di Pieve: «Dobbiamo difendere il territorio, non i produttori». La partita che si sta giocando al Tar del Veneto rischia di cambiare gli equilibri ambientali del territorio. Da un lato c’è una richiesta enorme di prosecco, con crescite annue a doppia cifra. Dall’altro ci sono i residenti, che si lamentano per i trattamenti che i vigneti devono subire. In mezzo, i consorzi che cercano di promuovere pratiche bio e i comuni chiamate a rispettarle. Stefano Zanette rappresenta la Doc del Prosecco, mezzo miliardo di bottiglie nel mondo. «Abbiamo sempre sostenuto che i viticoltori devono potersi autoregolamentare – dice - se le leggi vengono imposte dall’esterno i risultati sono questi». Sulla stessa linea Nardi: «Siamo favorevoli ai regolamenti di polizia rurale, ma non possono paragonare i vigneti alle zone industriali». Di tutt’altro avviso i Comuni, che hanno deciso di imporre ai viticoltori le proprie direttive tramite logiche urbanistiche. Di qui la decisione degli agricoltori di un ricorso pilota al Tar contro la variante 12 al «Piano degli interventi» del Comune di Pieve di Soligo. Nel ricorso, affidato allo studio legale Barel Malvestio & associati di Treviso, viene sottolineato che la variante rappresenta un intervento «lesivo» sia perché si parla di tecniche di coltivazione – l’uso dei fitofarmaci tanto temuto dai residenti – sia perché si vieta ad un agricoltore di scegliere come gestire i propri campi. Silvia Fiorin è la titolare dell’azienda agricola che si è vista «rubare» tre ettari. «Abbiamo coltivazioni di kiwi per le quali nessuno si è mai lamentato», spiega.
«E gli altri due ettari sono a fieno e mais. In tutto, la mia azienda ha 12 ettari, se mi impediscono di coltivare le mie proprietà è come vietare ad un imprenditore di usare i suoi capannoni». E mentre la battaglia prosegue, la crescita di valore dei campi coltivati a Glera sembra non finire: ieri sono stati resi noti i dati di Veneto Agricoltura di bilancio sulla vendemmia e sui relativi costi delle uve. A Treviso risultano tutte in crescita le quotazioni delle uve Glera rispetto al 2016, ma in misura diversa a seconda della tipologia: infatti, si va dal +16% netto del Cartizze Docg, al +18,3% del Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene Docg, per finire al +24,4% del Prosecco Doc. Per la provincia di Padova il prezzo medio della Glera atta a Prosecco Doc è salito nell’ultimo anno del +12,2%.