Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Marchi: «Crociere a Venezia, una speculazio­ne il nuovo terminal»

Il presidente di Save attacca su Vtp. E su Verona rilancia i piani per salire all’80%

- Federico Nicoletti

La soluzione per le navi da crociera a Venezia, con il futuro terminal a Marghera? «Mi chiedo se alla fine non sia che una grande speculazio­ne per alcuni privati». Festeggia i 10 milioni di passeggeri all’aeroporto di Venezia, con i due biglietti per Chicago regalati al vicentino Elia Piazzon, il presidente di Save, Enrico Marchi, oltre a fare il bilancio di fine anno, con tutti gli indici del sistema aeroportua­le VeneziaTre­viso-Verona in decisa crescita sul traffico passeggeri: +8%, con previsioni a fine anno di 10,4 milioni a Venezia, + 14% a Treviso con 3 milioni, altrettant­i a Verona con un +10%.

Ma la vera presa di posizione riguarda un nodo collegato all’aeroporto: il traffico crocierist­ico, per cui il Marco Polo è aeroporto d’appoggio, oltre ad essere Save socio di minoranza al 22%, della Venezia terminal passeggeri, la società che gestisce la Stazione marittima dove approdano le navi da crociera. «Ci sono momenti in cui non si può più star zitti: questo è uno di quelli - attacca Marchi -. Decisioni vere non se ne sono prese. E sappiamo dai numeri elaborati da Vtp che il terminal a Marghera non è sostenibil­e: con 130 milioni di investimen­ti non ci sono margini di guadagno. E i tempi sono lunghi. Nel frattempo la soluzione, su cui non ci sono impegni, è il canale Vittorio Emanuele di collegamen­to alla Marittima, dove, diciamocel­o chiaro, c’è anche chi vorrebbe farci condomini e villette. Intanto avevamo tre milioni di passeggeri, oggi sono un milione e mezzo. Torno ai sospetti di un anno fa, che espressi personalme­nte al ministro Del Rio - dice -. Che si volesse arrivare a quel risultato, favorendo una speculazio­ne sulle aree e non una soluzione sulle grandi navi. Aerotermin­al docet».

L’accusa è forte, rispetto ad un quadro interno in evoluzione. C’è in ballo la semplifica­zione societaria delle scatole di comando sopra Save,dove Marchi si trova ora al fianco dei francesi di Infravia e dei tedeschi di Deutsche Bank, «Dopo aver respinto gli attacchi che venivano da tutti i fronti quest’anno», in un cantiere aperto che porterà Save controllat­a al 100% direttamen­te da Milione entro marzo 2018.

E poi ci sono le partite aperte. Quella su Verona, con i rapporti tesi con una parte dei soci pubblici raccolti in Aerogest, iniziando da Comune e Cariverona, pur se l’incontro del 1. dicembre ha girato il clima. Marchi ripete di aspettarsi che il 2018 sia l’anno in cui si concretizz­a la salita di Save dall’attuale 40% a oltre il 50%, fino a una quota confortevo­le dell’80-90%. Il presidente di Save esclude un altro aumento di capitale e indica la strada usata a Treviso, partendo da uno scambio azioni Save-Catullo. Titoli però di una società non più quotata e che farebbero comunque accomodare i veronesi al piano di sotto rispetto a Milione, dove il ferreo patto di sindacato tra Marchi, i francesi e i tedeschi blinda per i prossimi quattro anni il quadro delle decisioni possibili. «Il ponte di comando resta Save - sostiene Marchi -. E comunque siamo pronti anche a comprarle le azioni». Eppure non appare agevole immaginare un accordo entro il patto di sindacato di Aerogest che spiani la strada alla vendita già quest’anno, prima della scadenza del patto, l’anno prossimo. Dopo, Marchi potrebbe trovare sponda nei soci del Trentino, con cui ha solidi rapporti operativi, come la gestione del Fondo strategico regionale. Intanto riparte il dialogo con Bergamo per una gestione in comune su Brescia. Lo conferma da Bergamo Roberto Bruni, presidente di Sacbo. E da Venezia Marchi. «La soluzione potrebbe essere un ingresso nella società che gestirà Brescia o una sub-concession­e o un affitto d’azienda - sostiene Marchi -. Ma siamo davvero agli inizi».

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Traguardi Marchi con l’Ad di Save Monica Scarpa alla premiazion­e di ieri

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