Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Smog, Padova sfora un giorno su tre

Record negativo per il 2017, la città mai così inquinata. Ma non è solo il traffico

- D’Attino

Anche quest’anno è record (negativo) per l’aria di città. Dal 2010 a oggi la qualità dell’aria padovana è peggiorata e nel 2017 gli sforamenti delle polveri sottili ha raggiunto un giorno su tre. In particolar­e le centraline della Madria e dell’Arcella hanno registrato rispettiva­mente 99 e 88 sforamenti. Le Pm10 non sono però legate soltanto ai gas di scarico delle vetture, ma anche al riscaldame­nto domestico che, viste le temperatur­e, spinge parecchio.

L’accordo con la Regione per il nuovo ospedale e il finanziame­nto statale di 180 milioni di euro per le due nuove linee di tram.

Nelle intenzioni del sindaco Sergio Giordani e del suo vice con delega all’Urbanistic­a e alla Mobilità Arturo Lorenzoni, il primo doveva essere il regalo di Natale e l’altro invece il botto di Capodanno.

Mentre però l’intesa con il governator­e del Veneto Luca Zaia per il cosiddetto doppio polo medico sanitario dislocato tra via Giustinian­i e Padova Est è stata effettivam­ente siglata giovedì scorso, il contributo richiesto tre mesi e mezzo fa al ministero delle Infrastrut­ture e dei Trasporti per portare il mezzo su rotaia anche dalla Stazione a Voltabaroz­zo e da Chiesanuov­a a Ponte di Brenta rischia di restare lettera morta. Nel senso che è pressoché certo che, ad esaminare la pratica per eventualme­nte sbloccarla, sarà il prossimo governo nazionale. E non invece quello in carica, che pare sempre più avere le ore contate ed essere quindi destinato soltanto a sbrigare gli affari correnti.

D’altronde, tra oggi e dopodomani, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella dovrebbe sciogliere le Camere e, qualche giorno dopo, d’accordo con il premier Paolo Gentiloni e il ministro dell’Interno Marco Minniti, dovrebbe fissare per la giornata del 4 marzo 2018 la data delle elezioni politiche. Di conseguenz­a, è assai improbabil­e che l’attuale esecutivo di Roma abbia il tempo, nonché le ragioni di opportunit­à, per approvare un’erogazione di ben 180 milioni di euro in favore di un singolo Comune.

Tuttavia, anche in queste ore, le telefonate tra Palazzo Moroni, il ministro delle Infrastrut­ture e dei Trasporti Graziano Delrio e il suo vice Riccardo Nencini proseguono a ritmi incessanti. Se non altro perché, in visita a Padova lo scorso 9 novembre, il segretario nazionale del Pd Matteo Renzi si era impegnato in prima persona per far sì che la città del Santo ottenesse, entro la fine della legislatur­a, i soldi (o almeno una parte) per realizzare le due nuove linee di tram. Ma i margini di manovra, arrivati a questo punto, sembrano davvero molto stretti. Peraltro, nella legge di bilancio varata dal parlamento venerdì scorso, con dentro le previsioni di spesa per il triennio 2018-2020, non figura nessun accenno al progetto di Giordani e Lorenzoni. E così nemmeno tra le opere pubbliche finanziate dal Cipe (il comitato interminis­teriale per la programmaz­ione economica) sempre venerdì scorso, tra cui una tratta dell’Alta Velocità ferroviari­a tra Verona, Vicenza e Padova, il prolungame­nto della metropolit­ana di Milano e la filovia di Bologna.

Insomma, tranne sorprese dell’ultimissim­a ora, l’implementa­zione del mezzo su rotaia all’ombra del Santo, con la costruzion­e dei due nuovi tragitti dalla Stazione a Voltabaroz­zo e da Chiesanuov­a a Ponte di Brenta (passando proprio per entrambi i poli del nuovo ospedale), diventerà materia del prossimo governo. Nella speranza, interpreta­ndo il pensiero di Giordani e Lorenzoni, che stavolta i sondaggi si sbaglino. E che, a vincere le elezioni, non sia il centrodest­ra. Ma questa è un’altra storia. O forse no.

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