Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
I soldi dei rifiuti alle coop dei profughi
Secondo la Finanza Borile avrebbe spostato 800 mila euro di Padova Tre a Ecofficina
L’accusa dei finanzieri è netta. Simone Borile, patron di Ecofficina ed ex vertice di Padova Tre, avrebbe usato i soldi delle bollette dei rifiuti dei padovani per finanziare la sua cooperativa e fare business con l’accoglienza dei profughi. La documentazione della guardia di finanza è stata depositata alla procura di Rovigo, ma l’inchiesta al momento non sta decollando anche a causa dei guai giudiziari del pm titolare delle indagini, Davide Nalin, accusato di molestie.
Le esigenze cautelari a carico degli indagati di Padova Tre, società di gestione rifiuti della Bassa Padovana sono state ampiamente discusse in ambito giudiziario e infine rigettate dal tribunale del Riesame. Le motivazioni sono top secret ma alla base potrebbe esserci l’ipotesi dell’impossibilità degli indagati di modificare il quadro accusatorio, dato che tutte le persone coinvolte hanno cambiato mansione.
L’inchiesta non è però chiusa: in attesa che si chiarisca il quadro dell’affaire Nalin, (Davide Nalin, pm titolare dell’indagine, travolto dallo scandalo a luci rosse della scuola per magistrati dove sono state registrate accuse di abusi e molestie), la procura di Rovigo, territorialmente competente, potrebbe decidere di prolungare le indagini. Al momento nei guai ci sono quindici indagati accusati a vario titolo per falso, truffa, peculato, false fatturazioni e false dichiarazioni dei redditi. Dalle carte dell’inchiesta fatta dalla Guardia di Finanza di Padova emergono dettagli che in due anni di denunce incrociate e accuse reciproche tra vecchia e nuova gestione non erano ancora emerse. In particolare spuntano 800 mila euro finiti dalle casse di Padova Tre a quelle di Ecofficina, la cooperativa che si occupa della gestione dei migranti negli hub di Cona e Bagnoli.
Il report redatto dai finanzieri, e finito nella corposa documentazione raccolta dalla guardia di finanza negli ultimi anni, mette nero su bianco quello che era un sospetto di molti: nel conto delle copiose perdite della società di gestione servizi della Bassa, nata per raccogliere immondizia e ritrovatasi sovraccarica che altre mansioni che non le competevano, ci sono anche fiumi di denaro andati direttamente nel conto della cooperativa. Il comun denominatore tra Padova Tre e Ecofficina (che oggi si chiama Edeco e che sta affrontando altre vicende giudiziarie per falso e truffa) si chiama Simone Borile, ex amministratore di Padova Tre e gestore di fatto della cooperativa nella cui compagine societaria compare la moglie Sara Felpati e lo stretto collaboratore Gaetano Battocchio. Gli ottocentomila euro in questione riguardano la somma complessiva delle fatturazioni per servizi tra il 2014 e il 2015 che, sempre secondo la Finanza, non sarebbero mai avvenuti. Le accuse mosse a Simone Borile dagli investigatori sono chiare. A lui la Finanza riconosce di aver avvantaggiato le cooperative dei suoi congiunti, inoltre gli attribuisce la colpa di aver fatto acquisizioni e investimenti non remunerativi per la società, oltre che ad aver favorito l’assunzione di un nutrito numero di persone legate a lui da un rapporto di amicizia e parentela, alle quali sono state riconosciute laute retribuzioni che hanno via via pesato sempre di più sulle bollette dei cittadini.
Un approfondimento dettagliato è stato fatto dalla Finanza anche sui Pef, i piani economico finanziari presentati da Padova Tre ai sindaci che fanno parte del consorzio (una cinquantina circa), ovvero i documenti sulla base dei quali si calcolavano le tariffe delle bollette per i rifiuti di anno in anno. In molti casi i sindaci aderivano al Pef presentato da Padova Tre senza adeguate istruttorie e, sempre in molti casi, lo facevano approvare senza alcun controllo.
In cinque anni Padova Tre, a capo dell’Ati che doveva gestire la raccolta rifiuti nella Bassa si è ritrovata a fare servizi che non le competevano, a impegnare suon di quattrini in mirabolanti azioni imprenditoriali rivelatesi fallimentari, e a sovvenzionare, vedi caso, proprio la cooperativa del capo, Simone Borile. Nei guai insieme a lui sono finiti Stefano Tromboni ex direttore generale di Padova Sud, Gaetano Battocchio di Ecofficina, Giampaolo Mastellaro presidente di Ecofficina Servizi, Stefano Chinaglia, presidente del Padova Sud. Tutti in diversi modi e ciascuno con particolari responsabilità avrebbero avuto un ruolo ben definito nel dissesto di Padova Tre.