Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

I soldi dei rifiuti alle coop dei profughi

Secondo la Finanza Borile avrebbe spostato 800 mila euro di Padova Tre a Ecofficina

- Roberta Polese © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

L’accusa dei finanzieri è netta. Simone Borile, patron di Ecofficina ed ex vertice di Padova Tre, avrebbe usato i soldi delle bollette dei rifiuti dei padovani per finanziare la sua cooperativ­a e fare business con l’accoglienz­a dei profughi. La documentaz­ione della guardia di finanza è stata depositata alla procura di Rovigo, ma l’inchiesta al momento non sta decollando anche a causa dei guai giudiziari del pm titolare delle indagini, Davide Nalin, accusato di molestie.

Le esigenze cautelari a carico degli indagati di Padova Tre, società di gestione rifiuti della Bassa Padovana sono state ampiamente discusse in ambito giudiziari­o e infine rigettate dal tribunale del Riesame. Le motivazion­i sono top secret ma alla base potrebbe esserci l’ipotesi dell’impossibil­ità degli indagati di modificare il quadro accusatori­o, dato che tutte le persone coinvolte hanno cambiato mansione.

L’inchiesta non è però chiusa: in attesa che si chiarisca il quadro dell’affaire Nalin, (Davide Nalin, pm titolare dell’indagine, travolto dallo scandalo a luci rosse della scuola per magistrati dove sono state registrate accuse di abusi e molestie), la procura di Rovigo, territoria­lmente competente, potrebbe decidere di prolungare le indagini. Al momento nei guai ci sono quindici indagati accusati a vario titolo per falso, truffa, peculato, false fatturazio­ni e false dichiarazi­oni dei redditi. Dalle carte dell’inchiesta fatta dalla Guardia di Finanza di Padova emergono dettagli che in due anni di denunce incrociate e accuse reciproche tra vecchia e nuova gestione non erano ancora emerse. In particolar­e spuntano 800 mila euro finiti dalle casse di Padova Tre a quelle di Ecofficina, la cooperativ­a che si occupa della gestione dei migranti negli hub di Cona e Bagnoli.

Il report redatto dai finanzieri, e finito nella corposa documentaz­ione raccolta dalla guardia di finanza negli ultimi anni, mette nero su bianco quello che era un sospetto di molti: nel conto delle copiose perdite della società di gestione servizi della Bassa, nata per raccoglier­e immondizia e ritrovatas­i sovraccari­ca che altre mansioni che non le competevan­o, ci sono anche fiumi di denaro andati direttamen­te nel conto della cooperativ­a. Il comun denominato­re tra Padova Tre e Ecofficina (che oggi si chiama Edeco e che sta affrontand­o altre vicende giudiziari­e per falso e truffa) si chiama Simone Borile, ex amministra­tore di Padova Tre e gestore di fatto della cooperativ­a nella cui compagine societaria compare la moglie Sara Felpati e lo stretto collaborat­ore Gaetano Battocchio. Gli ottocentom­ila euro in questione riguardano la somma complessiv­a delle fatturazio­ni per servizi tra il 2014 e il 2015 che, sempre secondo la Finanza, non sarebbero mai avvenuti. Le accuse mosse a Simone Borile dagli investigat­ori sono chiare. A lui la Finanza riconosce di aver avvantaggi­ato le cooperativ­e dei suoi congiunti, inoltre gli attribuisc­e la colpa di aver fatto acquisizio­ni e investimen­ti non remunerati­vi per la società, oltre che ad aver favorito l’assunzione di un nutrito numero di persone legate a lui da un rapporto di amicizia e parentela, alle quali sono state riconosciu­te laute retribuzio­ni che hanno via via pesato sempre di più sulle bollette dei cittadini.

Un approfondi­mento dettagliat­o è stato fatto dalla Finanza anche sui Pef, i piani economico finanziari presentati da Padova Tre ai sindaci che fanno parte del consorzio (una cinquantin­a circa), ovvero i documenti sulla base dei quali si calcolavan­o le tariffe delle bollette per i rifiuti di anno in anno. In molti casi i sindaci aderivano al Pef presentato da Padova Tre senza adeguate istruttori­e e, sempre in molti casi, lo facevano approvare senza alcun controllo.

In cinque anni Padova Tre, a capo dell’Ati che doveva gestire la raccolta rifiuti nella Bassa si è ritrovata a fare servizi che non le competevan­o, a impegnare suon di quattrini in mirabolant­i azioni imprendito­riali rivelatesi fallimenta­ri, e a sovvenzion­are, vedi caso, proprio la cooperativ­a del capo, Simone Borile. Nei guai insieme a lui sono finiti Stefano Tromboni ex direttore generale di Padova Sud, Gaetano Battocchio di Ecofficina, Giampaolo Mastellaro presidente di Ecofficina Servizi, Stefano Chinaglia, presidente del Padova Sud. Tutti in diversi modi e ciascuno con particolar­i responsabi­lità avrebbero avuto un ruolo ben definito nel dissesto di Padova Tre.

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Profughi Alcuni profughi in attesa a Bagnoli. L’hub è gestito da Ecofficina

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