Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Da Bpvi al «Lane», quel doppio tradimento da riscattare
La condanna si profila, chiara e ineluttabile, nell’estate del 2016. Quando la squadra si presenta al ritiro estivo sfoggiando sulla maglia la scritta Banca Popolare di Vicenza. Sponsor che, prima ancora dell’inizio del campionato, sa già di retrocessione. Qualcuno inorridisce, altri si chiedono se è lecito che un istituto di credito le cui azioni sono così tossiche, e destinate a impoverire migliaia di onesti risparmiatori, possa erogare centinaia di migliaia di euro a una società sportiva. Vani dilemmi. Alla faccia di qualsiasi questione di opportunità, quello scellerato matrimonio si celebra, benedetto dall’allora presidente del Vicenza Calcio, Alfredo Pastorelli, il quale nelle interviste ama presentarsi «come una murena che, se addenta la presa, non la molla più». Le conseguenze sono note: la Banca Popolare si estingue in un abisso giudiziario ancora lungi dal concludersi, mentre la compagine biancorossa, coerentemente con l’«immagine» comunicata in tutta Italia da quello sponsor, si rende protagonista di un torneo di serie B simile a un indecoroso naufragio. Tanto che a retrocedere in C non è alla fine una «squadra», ma un relitto. Ai vicentini resta solo da capire se questa condanna annunciata sarà «a morte», oppure ai lavori forzati previsti in caso di un fallimento pilotato. A disporre gli animi verso questa seconda e più masochistica ipotesi è un «futuro» che, incredibile a dirsi, qui si vede ancora... Mentre infatti le due cordate Vi.Fin e Boreas continuano a dilaniarsi in continui e inconcludenti rimpalli di responsabilità, nominando presidenti con la stessa facilità usata da guelfi e ghibellini per proclamare papi e antipapi, qualcosa di biancorosso illumina l’orizzonte, acceso ieri da Tobia Mogentale, trequartista «chilometro zero» della formazione Giovanissimi. A lui, potenziale erede di superbi numeri 10 di mezzo secolo fa, come il brasiliano Cinesinho e Renato Faloppa da Oderzo, tocca battere il rigore con cui il Vicenza dei tredicenni vince allo stadio Menti la Christmas Cup 2017. Succede nella serie a oltranza necessaria per risolvere la finale contro l’Udinese, nobile avversaria abbattuta dai boys di mister Zanotto dopo Juventus e Bologna. Una vittoria epica, che non manca di rievocare pagine bellissime della storia biancorossa. Come i due tornei di Viareggio vinti negli anni ’50 dalla rappresentativa giovanile di un club noto all’epoca per il doppio nome, Lanerossi Vicenza, la cui mitica «R» resta cucita per sempre nella storia del calcio italiano, e non solo cittadino. Un «brand», oltre che una squadra. Con spiccata vocazione di precorrere i tempi riemersa all’inizio di questo millennio, quando il Vicenza Calcio fresco di Coppa Italia e semifinale di Coppa delle Coppe, diventa proprietà della Enic, finanziaria inglese che qui tenta invano di progettare un nuovo stadio Menti stile Premier League, totalmente in mano alla proprietà della squadra, libera di usarlo come moltiplicatore di utili e spettacolo. E’ lo stesso modello oggi virtuosamente realizzato da Juventus e Udinese, così come tocca all’Atalanta e al Chievo attualizzare la formula della società «chioccia» sperimentata da quel Lanerossi fatto per lanciare talenti destinati perfino all’eternità quando si tratta dei Palloni d’Oro Paolo Rossi e Roberto Baggio. E’ un’epopea che dal 1902 a oggi trova il suo lievito più fertile al di fuori delle mura cittadine: nella Schio della Lanerossi, e nelle campagne veronesi amministrate dall’ultimo, e forse unico, grande presidente della società biancorossa, Giuseppe Farina, detto Giussy. Tocca a lui, mezzo secolo fa, inventare quell’irripetibile calderone di passione popolare e business spregiudicato che porta il Vicenza di Rossi e Faloppa a sfiorare lo scudetto del 1978. Nessun vicentino si è dimostrato all’altezza della sua eredità. Così come, d’altra parte, nessun architetto del ‘900 è riuscito a creare una periferia minimamente degna dei capolavori creati in questa città dal padovano Andrea Palladio. Oggi, per salvare la loro squadra, investendo in talenti come Tobia Mogentale, ma anche per ricostruire la propria immagine, i vicentini devono innanzitutto superare se stessi.