Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Jobs Act, scade la decontribuzione «Rebus posti»
A gennaio 2015 gli sconti contributivi col divieto di licenziamento In Veneto 7.300 lavoratori. Il pioniere Miotto: «Io tengo i miei»
Il primo ad utilizzarle per assumere tre persone in un solo momento, all’inizio di gennaio 2015, fu Luciano Miotto, presidente della «Imesa» di Cessalto, nonché, all’epoca, vicepresidente di Confindustria Veneto con delega alle Relazioni industriali e al Mercato del lavoro. Le decontribuzioni Inps introdotte dalla legge n. 190 del 2014, parte integrante del pacchetto legislativo noto come «Jobs Act», oggi compiono tre anni e dunque sono scaduti gli sgravi contributivi completi riconosciuti per i 36 mesi successivi a chi avesse assunto disoccupati o stabilizzato precari, per i «pionieri» della prima ora .
La Cgia di Mestre, col suo Ufficio studi, stima che nel solo mese di gennaio 2015 in Italia le nuove assunzioni favorite dall’incentivo lanciato dal governo Renzi (uno sconto Inps sulle contribuzioni previdenziali fino a 8.060 euro l’anno quindi oltre 24 mila euro per il periodo massimo di tre anni per ciascun dipendente aggiunto alla forza lavoro) siano state più di 80 mila (1,44 milioni in tutto l’anno), di cui quasi 7.300 in Veneto.
La nostra regione, in questa classifica di dati Inps, si pone al quarto posto alle spalle di Lombardia (15.500), Lazio (9.400) ed Emilia Romagna (8.500) e la domanda ora è vedere cosa succederà.
«Venuto meno il vantaggio economico — è l’ipotesi che traccia il coordinatore dell’Ufficio studi dell’associazione artigiana, Paolo Zabeo — qualche imprenditore che non ha ancora agganciato la ripresa potrebbe essere tentato di licenziare questi dipendenti. Dopo aver risparmiato nel triennio 2015-2017 fino a 24 mila euro per ciascun lavoratore assunto a tempo indeterminato e senza più l’obbligo di reintegra previsto dal soppresso articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, calcolando quanto sarebbe tenuto a versare in indennizzi secondo auspicio, perciò, è che una parte di questi lavoratori dipendenti non venga lasciata a casa».
Ma si tratta di uno scenario che Miotto considera improbabile. «Per quanto mi riguarda quei tre che avevo assunto di getto sono parte dell’organico definitivo. Sarebbe sciocco, dato quel minimo di ripresa che oggettivamente c’è, rinunciare a persone che nel frattempo hanno acquisito esperienza. Penso che il mio ragionamento non possa che essere condiviso da ogni imprenditore. Vero che l’incentivo ha accelerato i tempi ma credo che quei nuovi addetti li avrei assunti ugualmente da lì a sei mesi, mentre non li avrei assunti affatto, decontribuzioni o no, se non ve ne fossero state le condizioni».
Quello del Jobs Act, comunque sia, è un tema sul quale le due principali organizzazioni sindacali — in Veneto, nell’ordine, Cisl e Cgil — si sono sempre poste in modo sostanzialmente differenziato.
Secondo Onofrio Rota, segretario generale della prima sigla, «le assunzioni che si sono verificate erano già “in pancia” e l’incentivo ha soltanto sbloccato il sistema produttivo regionale».
Le imprese che hanno ampliato il proprio organico, dunque secondo il leader cislino, non torneranno a ridurlo perché i vantaggi fiscali da domani cominceranno a non esserci più.
E tantomeno su questo avrà influenza il fatto di avere le mani libere per licenziare grazie alla sparizione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e alla sua sostituzione con la possibilità di indennizzare gli espulsi con somme in denaro se si tiene presente che, per la peculiarità del tessuto economico veneto composto in larghissima maggioranza da imprese con meno di 15 addetti, anche in precedenza la questione era quasi sempre esclusa.
«In questi ultimi tre anni non abbiamo osservato alcun fenomeno in questa direzione. Ora però occorre che il prossimo legislatore attui serie politiche di consolidamento di quanto è stato recuperato in termini occupazionali» conclude Rota (Cisl).
Più scettico il pari grado della Cgil, Christian Ferrari. «Tutte le categorie sono allertate, da domani vigileremo posto di lavoro per posto di lavoro — annuncia il segretario regionale generale del “sindacato rosso” — Le imprese hanno una responsabilità sociale che prescinde dagli incentivi e sono urgenti in ogni caso politiche strutturali a favore dell’occupazione».
La Cgil Vigileremo, le imprese hanno una responsabilità sociale