Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

«Sono anni ormai che si parla di una soluzione»

I residenti della zona accolgono bene l’idea, ma lo scetticism­o è sempre più radicato

- Silvia Moranduzzo

Scheletri vuoti e senz’anima. Le finestre hanno i vetri rotti e da alcune penzolano ancora le tende, superstiti silenziose di quello che era chiamato il ghetto di via Anelli. Le erbacce sono alte fino alla vita ma non bastano a coprire la sporcizia, unica abitante del complesso.

È tutto chiuso e dimenticat­o. Nonostante la strada sia continuame­nte percorsa da automobili, il silenzio di quelle palazzine è terrifican­te. Sono passati dieci anni dalla chiusura del ghetto e ora restano case vuote, popolate dai topi e dal vento che passa attraverso le finestre rotte. Poche persone passeggian­o a piedi accanto agli scheletri di via Anelli. Bisogna spostarsi di qualche centinaio di metri per trovare qualcuno. Il sindaco Sergio Giordani e il questore Paolo Fassari hanno avanzato l’ipotesi di bonificare l’area e costruirvi una nuova questura, grande e moderna.

C’è chi accoglie la notizia con piacere ma anche chi ha dei dubbi. «Non so se i proprietar­i siano d’accordo, conosco una persona che vorrebbe vendere l’appartamen­to, non cederlo», spiega un signore che abita in via Galliano. L’ipotesi di espropriar­e le abitazioni è una delle più gettonate. «Cosa vuole che ci ricavino, quei muri non valgono più nulla – afferma Francesco – Sarei contento se venisse qui la questura, la zona si animerebbe un po’, però avrei preferito un centro per anziani. Ne ho sentite tante che ho paura che resti solo una voce. Siamo passati dal centro sportivo, al campus universita­rio e quant’altro. Ben venga se lo fanno ma sono dieci anni che dicono di voler fare qualcosa e non si è ancora visto nulla».

L’intento dietro la realizzazi­one della nuova questura è quello di riportare la legalità nella zona della Stanga ma anche su questo punto c’è chi nutre dei dubbi. «Non so se portare qui la questura sia una garanzia di sicurezza. Il pericolo non era lo spaccio in sé ma gli scontri tra bande che avvenivano il sabato sera – racconta Michela, residente in via de Cristofori­s – Adesso gli spacciator­i si sono spostati davanti al Centro Giotto e dall’altra parte, dove c’è la Croce Rossa. Vede qui dietro? Abita uno spacciator­e, le persone vengono a prendersi la droga a casa sua».

Via Anelli, insomma, non è più il centro dello spaccio di Padova, almeno per come la conoscevam­o una volta. Una signora che cammina con la busta della spesa si ferma all’improvviso: «Il problema va ben oltre questi condomini. A Padova c’è sporcizia dappertutt­o. Non avevo grandi simpatie per il sindaco precedente ma questo deve svegliarsi. Basta guardarsi attorno».

Un residente Sarei contento se qui facessero una questura, ma ne ho sentite così tante che ho paura che anche questa resti solo una voce come le altre

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(foto Fossella/Bergamasch­i) La speranza Dopo la pioggia di ieri mattina un arcobaleno ha circondato via Anelli quasi a segnare la speranza che questa volta si arrivi a una soluzione definitiva per la zona
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A passeggio Francesco, un residente della zona, si dice scettico

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