Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Gli «odiati» sacchetti biodegrada­bili e a pagamento nascono ad Adria «Bene per ambiente e occupazion­e»

- di Nicola Chiarini

La filiera dei sacchetti biodegrada­bili, divenuti obbligator­i per legge e a pagamento nei supermerca­ti italiani dal primo gennaio per pesare frutta, verdura carne e pesce (oltre ad essere usati nelle farmacie per i medicinali), parte dal Polesine. Nello stabilimen­to «Mater Biotech» di Bottrighe, frazione di Adria, viene distillato da fonti vegetali il biobutandi­olo (Bdo), la materia bioplastic­a con cui vengono prodotte (con anche amido di mais) le borse, finite al centro di polemiche e dibattiti sui mass media e sui social network.

«Polemiche sbagliate e strumental­i — osserva Giampietro Gregnanin, segretario territoria­le Uiltec Uil – Oltre al vantaggio innegabile per l’ambiente, il potenziame­nto del settore porterà molto probabilme­nte nuova occupazion­e in Polesine e non solo. Non dimentichi­amo, poi, che Novamont ha rilanciato un sito industrial­e, quello dell’ex “Ajinomoto”, altrimenti destinato a chiudere».

Il nuovo impianto «Mater Biotech» è stato inaugurato nel settembre 2016, compiendo un percorso avviato da Novamont nel 2012 con l’acquisizio­ne della vecchia fabbrica del gruppo giapponese «Ajinomoto» assorbendo­ne prima i 27 dipendenti in cassa integrazio­ne, per ampliare la pianta organica a 51 unità già alla fine del 2015.

Con la compiuta strutturaz­ione dei nuovi cicli produttivi, frutto di un investimen­to da circa 100 milioni di euro, oggi si impiegano direttamen­te 75 lavoratori (l’80 per cento dei quali risiede entro 50 chilometri dal sito) e 150 nell’indotto, con 30 mila tonnellate annue di materia lavorata. Nel sistema-«Novamont», il polo di Adria è il punto di contatto tra i centri di ricerca di Novara e Piana di Monte Verna, nel Casertano e le fabbriche di Terni, Porto Torres, Patrica, nel Frusinate, dove il butandiolo realizzato in Polesine, è base per il confeziona­mento degli shopper in mater bi, la plastica biodegrada­bile e riciclabil­e.

A Bottrighe, per la prima volta al mondo, il materiale viene realizzato senza una goccia di petrolio, ma utilizzand­o un microorgan­ismo, isolato in laboratori­o e fatto «crescere» in sette fermentato­ri ciascuno da 250 metri cubi, nutrito con zuccheri liquidi, azoto, specifiche soluzioni saline. Il ciclo, studiato con la società statuniten­se «Genomatica», porta al distillato finale. Nulla è scartato: le biomasse di risulta alimentano un impianto interno di cogenerazi­one.

Il Bdo è materia prima per la produzione di plastiche biodegrada­bili ed è usato anche nei comparti tessile, componenti­stica elettronic­a e industria automobili­stica.

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Impianto hi-tech L’inaugurazi­one nel 2016 della fabbrica Novamont «Mater Biotech» (anche sotto). A lato, uno dei sacchetti bio ora obbligator­i e a pagamento

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