Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Crisi nera in Comune ad Adria I dissidenti: lasciamo le deleghe
Centrodestra, domani «caldo» vertice di maggioranza sul caso «Coimpo»
I consiglieri «ribelli» pronti a riconsegnare le proprie deleghe al sindaco Massimo Barbujani, al quale confermano fiducia, rinnovandogli la richiesta di «demansionare» il vice Federico Simoni, a cui contestano il comportamento sul caso «Coimpo».
Il passaggio sarà formalizzato domani nella riunione di maggioranza, alla quale Luca Azzano Cantarutti (Indipendenza Noi Veneto), Barnaba Busatto (Indipendente, ex Bobo Sindaco), Daniele Ceccarello (Fd’I) si presenteranno determinati a non cedere, anche in vista del consiglio comunale del 16 gennaio che vedrà tornare in aula le questioni dell’azienda di lavorazione rifiuti a Ca’ Emo in cui, il 22 settembre 2014, morirono sul lavoro quattro operai.
«Coimpo» è oggi al centro di tre filoni d’inchiesta: a Rovigo per omicidio colposo, a Firenze e alla Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Venezia per due diverse ipotesi di smaltimento illecito.
I tre consiglieri, a inizio legislatura, erano stati scelti da Barbujani per affiancare la giunta nella gestione di deleghe specifiche: Cantarutti per gli Affari legali, Busatto per le Politiche giovanili, Ceccarello per la Caccia. La restituzione delle deleghe sarebbe, trapela dai dissidenti, una risposta a Simoni che ha accusato i «ribelli» di mirare alla sua poltrona di vicesindaco.
Cantarutti, Busatto e Ceccarello, supportati dall’assessore all’Ambiente Giorgia Furlanetto (Fd’I, prima estromessa e poi richiamata in giunta proprio per contrasti con Barbujani su «Coimpo»), rilanciano contestando a Simoni di aver affiancato l’azienda nei rapporti con la Provincia da cui dipendeva parte dell’iter autorizzatorio. Rapporti emersi anche da intercettazioni legate alle indagini della Dda di Venezia.
«Un problema politico — spiega Busatto — Simoni deve confrontarsi con maggioranza e Consiglio sulle scelte, non solo sul versante Coimpo. Per esempio, sulle partecipate ha agito senza rapportarsi sul mandato».
Sempre in queste ore, è circolata l’ipotesi che Busatto, di professione avvocato, fosse stato oggetto di un procedimento disciplinare durante il tirocinio in Tribunale a Rovigo, completato la scorsa primavera. «Busatto ha completato positivamente quel tirocinio — spiega Giampietro Berti, presidente dell’Ordine degli avvocati — svolgendo un lavoro egregio e apprezzato. Era giunta una segnalazione che, insieme alle controdeduzioni di Busatto, abbiamo girato all’organismo di disciplina di Venezia che, autonomamente, valuterà per competenza, ma non escludo, sulla scorta degli elementi, si giunga alla completa archiviazione».
Busatto è tranquillo. «La norma — argomenta — prevede che chi fa tirocinio non possa svolgere attività di avvocato nello stesso ufficio giudiziario. Io sono stato sentito per una verifica sul punto che si è chiusa senza problemi, tanto che il tirocinio è stato portato a compimento nel migliore dei modi».
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