Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Basta «marchio» d’infamia Ecco la linea «Arcellatown»
Maglie, giubbe e cappellini per celebrare il quartiere
In principio, per festeggiare i quasi settemila fan su Facebook, erano adesivi, poster, bandiere e motti che facevano il verso all’indipendentismo. Ora invece, sull’onda di un successo inaspettato e che sembra non conoscere sosta, gli inventori della pagina «Arcellatown» (che preferiscono ancora restare anonimi) hanno addirittura deciso di regalarsi e regalare una linea d’abbigliamento dedicata al rione in cui abitano, lavorano, studiano o vanno semplicemente a divertirsi. Un rione, l’Arcella appunto, che si è man mano fatto quartiere, dai piedi del cavalcavia Borgomagno fino al capolinea del tram a Pontevigodarzere. Con i suoi quasi 40 mila residenti, il quartiere più popoloso di Padova. E pure il più multietnico, tanto che in alcune zone i cittadini stranieri ammontano al 30% del totale (la media, nel resto del capoluogo, non raggiunge il 16%). Un quartiere che, quasi sempre, è al centro delle cronache per questioni di degrado e microcriminalità. E che forse, non solo secondo i ragazzi di «Arcellatown», meriterebbe di essere raccontato anche in un’altra maniera. E con un pizzico di orgoglio. E allora ben vengano berretti, magliette, felpe e giubbotti. Perché l’Arcella, sostiene più di qualcuno, è il quartiere più avanti di Padova. Basterebbe soltanto cercare di prenderlo per il verso più sano. E che, spesso, fa meno notizia.