Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Trasporto locale e gara europea Comune e Provincia ai ferri corti
Bus Italia, partecipata dal Municipio, al Tar contro il bando scritto da Soranzo
E’ passato appena un mese da quando, con una conferenza stampa a Palazzo Santo Stefano, il presidente della Provincia Enoch Soranzo e il vicesindaco di Padova (con delega alla Mobilità) Arturo Lorenzoni l’hanno presentata come «un momento storico per il nostro territorio». Ma la gara europea per il rinnovo della gestione del servizio di trasporto pubblico in tutto il Padovano, che teoricamente dovrebbe esprimere un vincitore entro la fine della prossima estate, rischia davvero di risolversi in un nulla di fatto. E di mettere paradossalmente una contro l’altra le due istituzioni, cioè la Provincia e il Comune, che hanno scritto assieme la stessa gara.
Prima di entrare nel merito dei nodi da sciogliere, va detto che stiamo parlando di un bando il cui valore economico supera complessivamente i 432 milioni di euro, dato che il nuovo affidatario (se mai ci sarà) dovrà occuparsi degli autobus e dei tram di città e provincia per un totale di 11 anni. Ancor più nel dettaglio, a fronte di una produzione annua di oltre 22 milioni di chilometri (di cui il 30% a Padova e il 70% nel resto del territorio), di un parco mezzi di 519 veicoli (di cui il 49% relativo al sistema urbano e il 51% riguardante quello extraurbano) e di quasi mille lavoratori da tutelare, la conduzione annua del servizio viene calcolata in circa 40 milioni di euro.
Insomma, si tratta chiaramente di una gara che fa gola a molte aziende, italiane ed estere. Tanto che, si vocifera, avrebbero intenzione di concorrervi due colossi come la francese Ratp Group e l’anglotedesca Arriva-Db. Fatte queste premesse indispensabili per inquadrare la situazione, va poi ricordato che l’attuale gestore si chiama Bus Italia Veneto, cioè la compagine operativa da gennaio 2015, dopo la fusione di Aps e Sita, e controllata al 55% dalle Ferrovie dello Stato e al 45% dal Comune (il presidente, per inciso, è Andrea Ragona, nominato in quota Coalizione Civica e fedelissimo del vicesindaco Lorenzoni).
E proprio qui, secondo più di qualcuno, sorge il problema. Se non altro perché, fanno notare dalla Provincia a taccuini rigorosamente chiusi, il Municipio si trova in una posizione piuttosto ambigua, essendo da un lato beneficiario del servizio messo in gara e dall’altro azionista di una delle società che sicuramente parteciperanno alla stessa gara. Da Palazzo Moroni però, a microfoni altrettanto spenti, replicano con una fitta serie di sospetti nei confronti di piazza Antenore. Il bando infatti, pur essendo firmato da
Capitale di 20 milioni per gestire il servizio; la società è ferma a 5,5
entrambi gli enti, è stato elaborato soprattutto dalla Provincia, che non a caso funge da stazione appaltante e che, a detta del Comune, ha volutamente inserito alcuni criteri per penalizzare Bus Italia Veneto. E, di conseguenza, lo stesso Municipio. In primis quello che stabilisce che, quando sarà il momento di sottoscrivere il contratto, l’azienda vincitrice della gara dovrà possedere un capitale sociale di almeno 20 milioni di euro.
Ciò significa che, se ad aggiudicarsi il bando sarà la compagine presieduta da Ragona (come evidentemente si augurano in Municipio), si dovrà procedere a una sostanziosa ricapitalizzazione. Dato che, a oggi, il patrimonio netto di Bus Italia Veneto arriva solo a 5 milioni e mezzo di euro. In caso di successo, quindi, sarà necessario un aumento di capitale di almeno 14 milioni e mezzo di euro. Soldi che, almeno sulla base delle quote attuali, dovrebbero essere così ripartiti: 7 milioni e 975mila euro dalle Fs e 6 milioni e 525mila euro dal Comune. E se, come tanti ipotizzano, il socio di maggioranza decidesse di sobbarcarsi l’intera cifra? A quel punto, il peso del Municipio scenderebbe al 12,4%. Mentre quello delle Fs salirebbe all’87,6%.
La questione, insomma, è soprattutto economica. Ed è proprio questo il motivo principale per cui Bus Italia Veneto ha di recente presentato un ricorso al Tar contro il bando, chiedendone sostanzialmente la riscrittura. Ricorso al quale Provincia e Comune non hanno potuto far altro che opporsi. L’una con grande forza. E l’altro, invece, con una certa (comprensibile) morbidezza.