Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Crac di Padova Tre, dieci verso il processo

Chiusa l’indagine sul gestore dei rifiuti della Bassa: frode e false fatture contestate a vertici e i sindaci

- R.Pol.

Non ci saranno arresti e non ci saranno i sequestri, bocciati dal Riesame, ma un processo (quasi certamente) ci sarà e in quella sede si farà chiarezza sugli illeciti che hanno portato una società pubblica al collasso.

Il procurator­e capo di Rovigo ha chiuso le indagini sulla società Padova Tre di Este, nata per raccoglier­e rifiuti nel 2010 e collassata sotto peso della cattiva gestione dei suoi amministra­tori. Sono in dieci a rischiare il processo per falso, frode nelle pubbliche forniture, peculato, false fatture e false comunicazi­oni sociali tra il 2014 e il 2015.

Nel registro degli indagati ci sono Simone Borile, Stefano Chinaglia, e Stefano Tromboni, ex vertici della società Padova Tre e del Consorzio Padova Sud, Gaetano Battocchio e Giampaolo Mastellaro, amministra­tori della cooperativ­a Ecofficina, Egidio Vanzetto, consiglier­e di Padova Tre, Alcide Nicchio, Angelo Donato, Gianmarco Rando e Patrizia Bazzi, tutti del collegio sindacale della società.

E’ stata lunga e difficolto­sa l’inchiesta sulla società per la gestione rifiuti della Bassa Padovana: sono infatti 52 i comuni che nel 2014 e 2015 si sono visti arrivare i piani economico finanziari «taroccati» (questa l’ipotesi d’accusa) dai vertici per incassare più soldi del dovuto, e gli uomini del Nucleo di polizia tributaria sono andati in ogni municipio a verificare quello che si conferma essere un vero e proprio modus operandi, che puntava a raccoglier­e quanto più denaro possibile dalle bollette per coprire copiose perdite imputate a una cattiva gestione.

Borile e Chinaglia sono indagati anche per peculato, per non aver versato alla provincia la quota parte della Tari incassata, e sempre i due, insieme a Battocchio e Mastellaro, rispondono di false fatture per aver versato alla cooperativ­a 324mila euro che non le erano dovuti, a fronte dell’emissione di fatture per operazioni inesistent­i e per aver versato a Tre Energia (satellite di Padova Tre) 150mila euro, anche qui a fronte di opere mai fatte.

Il collegio dei sindaci (Rando e Donato erano in Padova Tre e contempora­neamente revisori di molti comuni della Bassa), insieme ai vertici della società, rispondono invece di false comunicazi­oni sociali, per aver manomesso i conti al fine di nascondere quasi 15 milioni di perdite.

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Nella bufera La sede di Padova Tre, oggetto d’indagine

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