Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Olimpia Biasi «Viriditas» all’Orto Botanico

- Barbara Codogno

C’è un sapere, una conoscenza femminile, che si innesta nella trama del fare artistico di Olimpia Biasi (Treviso 1947) e che trova le sue radici nel misticismo naturalist­ico e filosofico di Ildegarda di Bingen. Proprio dalla religiosa l’artista trevigiana mutua il titolo della sua esposizion­e che trova dimora nell’Orto Botanico di Padova fino all’1 maggio 2018. E se San Tommaso parlava di «Quidditas» - il quid, l’essenza della materia - Ildegarda proponeva invece il suo «Viriditas», linfa vitale, anima mundi. «Viriditas», a cura di Virginia Baradel, è un viaggio nel bosco, dove la natura si fa pittura su garze o lunghi teleri, proponendo attualissi­me versioni dell’arte informale ma anche un percorso poetico figurativo, abitato da simboli cosmici come il lupo o l’ariete mistico. Una natura sempre innocente, anche quando trionfa il sangue della mattanza. La personale propone anche delle installazi­oni che dialogano con gli alberi secolari dell’orto botanico. Si diceva del sapere femminile: ricordiamo per affinità le opere realizzate con lunghi fili, le trame su garza di Marina Lai all’ultima Biennale d’arte veneziana «Viva Arte Viva». Non a caso Olimpia Biasi sceglie i lunghi teleri o le impalpabil­i garze sulle quali deposita il suo racconto, il viaggio compiuto attraverso il bosco, il suo contatto con la comunità degli esseri appartenen­ti alla «viridità», regalandoc­i suggestion­i di cortecce scure, formiche, api e insetti.

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