Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Assoluzioni all’Enel La Cassazione: «I reati prescritti già in primo grado»
Era già prescritto, ben prima che PORTO TOLLE finisse il processo a Rovigo, il reato di pericolo di disastro ambientale causato dalle emissioni della centrale termoelettrica di Porto Tolle contestato agli ex ad di Enel Franco Tatò (in carica dal settembre 1996 al maggio 2002) e Paolo Scaroni (maggio 2002—maggio 2005). Queste le motivazioni addotte dalla Cassazione che ha dichiarato inammissibile il ricorso del procuratore generale di Venezia. In primo grado, nel marzo 2014 a Rovigo, Tatò e Scaroni erano stati condannati a tre anni di reclusione, mentre Conti assolto perché il fatto non costituisce reato. La Procura rodigina aveva presentato appello contro l’entità delle condanne a Tatò e Scaroni e contro l’assoluzione di Conti. In Appello a Venezia, nel gennaio 2017, Tatò, Scaroni e Conti erano stati tutti assolti.
Nelle 64 pagine di motivazione la Suprema Corte spiega che per Tatò il reato si è prescritto nel dicembre 2009, oltre quattro anni prima della sentenza di primo grado. Per Scaroni la prescrizione invece a fine dicembre 2012, 15 mesi prima della sentenza rodigina. Per il loro successore Conti (maggio 2005–luglio 2009) la prescrizione risale allo scorso febbraio, un mese dopo la sentenza di Appello.
Per l’ex pm rodigino Manuela Fasolato, ora procuratore capo a Mantova, undici anni (1998-2009) di attività ad olio combustibile della centrale Enel portotollese avevano provocato patologie respiratorie nei minorenni residenti in un raggio di 25 chilometri dall’impianto termoelettrico. «In particolare — aveva sostenuto la Procura rodigina nel processo di primo grado — dal 1998 al 2002 è stato calcolato nella misura dell’11% l’aumento di tutti i ricoveri la percentuale legata alle patologie respiratorie».