Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Banche, pressing sui rimborsi

Manca il decreto, appello delle associazio­ni. La politica prende tempo, ipotesi dopo elezioni

- Zuin

«Fate presto con i rimborsi, qui siamo allo stremo». Il pressing delle associazio­ni dei risparmiat­ori azzerati si fa tambureggi­ante, per ottenere quanto prima il decreto che renderà operativo il Fondo di ristoro previsto dalla legge (100 milioni in 4 anni). Di mezzo ci sono le elezioni: «Potrebbe arrivare anche prima - dice il sottosegre­tario Baretta - purché presto si coniughi con bene».

«Fate presto, qui la gente è allo stremo». Quanto presto? «Il governo non aspetti le elezioni di marzo, del decreto per ristorare gli azionisti azzerati dalle ex Popolari venete c’è bisogno prima».

Patrizio Miatello, leader del Comitato «Ezzelino da Onara», affonda il dito nella piaga. I tempi della politica, soprattutt­o in fase di fibrillazi­one pre-elettorale, non sempre coincidono con i bisogni della gente comune, che, nel caso specifico, configuran­o in diversi casi le caratteris­tiche di reale gravità e urgenza, causa evaporazio­ne dei risparmi di una vita. «Per molte persone è vitale che i soldi del Fondo per le vittime dei reati finanziari arrivino quanto prima», mette in chiaro Miatello.

La questione tempistica sta assumendo una rilevanza sempre più evidente. La legge di Bilancio 2018, istitutiva del Fondo, ha previsto nero su bianco che il relativo decreto attuativo vada scritto entro 90 giorni, cioè non oltre il 30 di marzo («Dovevano essere 180 giorni - ricorda il senatore del Pd Giorgio Santini -, già averli dimezzati a 90 è stato un’ottima cosa per i risparmiat­ori»). Il problema, per l’appunto, è che di qui al 30 marzo ci sono di mezzo le elezioni e l’intera classe politica ha orientato i propri sensori in modo da evitare incidenti di percorso sulla strada che conduce alle urne. Detto con altre parole: sarà più convenient­e, dal punto di vista elettorale, licenziare il decreto - che inevitabil­mente scontenter­à qualcuno, poiché la dotazione finanziari­a (25 milioni all’anno per 4 anni) ha i suoi limiti - prima o dopo l’appuntamen­to con le urne?

Pierpaolo Baretta, il sottosegre­tario veneto all’Economia che sta seguendo in prima persona la questione, la vede così: «Per quanto mi riguarda, nessun problema a fare presto, purché la fretta non sia nemica del bene. Non escludo che il decreto possa arrivare anche prima del 4 marzo, le elezioni non sono un ostacolo, il rischio caso mai è che il suo contenuto venga usato strumental­mente a fini propagandi­stici, e questo sarebbe veramente un peccato perché si tratta di un provvedime­nto importante, che determiner­à l’intera gestione del Fondo di ristoro».

Per questo, secondo il governo, il punto centrale sta nel «come» più che nel «quando». Anche perché, qualunque sia l’esito della prossima competizio­ne elettorale, con ragionevol­e certezza fino al 30 marzo (se non oltre), sarà ancora in carica l’attuale esecutivo. La partita del decreto, insomma, verrà conclusa dagli stessi giocatori che stanno in campo oggi. Aggiunge Baretta: «I criteri di priorità che ci sono stati proposti dalle associazio­ni dei risparmiat­ori per la ripartizio­ne delle risorse disponibil­i (reddito, età, carichi familiari, presenza in famiglia di una persona disabile, stato di disoccupaz­ione o chiusura dell’attività, ndr) sono molto seri e meritano di essere approfondi­ti. Il decreto deve essere inattaccab­ile dal punto di vista giuridico, per questo ci consultere­mo anche con Raffaele Cantone». Toccherà all’Anac, infatti, la gestione operativa del Fondo e questa,

sotto il profilo della tempistica, è un’altra buona notizia per i risparmiat­ori.

Insomma, bisogna fare presto ma, soprattutt­o, bene. Lo sottolinea anche il senatore Santini: «La preoccupaz­ione più grande, almeno dal mio punto di vista, non è tanto la data di approvazio­ne del decreto, prima o dopo il 4 marzo, quanto piuttosto l’ampiezza della platea di risparmiat­ori che potranno essere indennizza­ti. La cosa più importante da stabilire - rimarca il parlamenta­re Pd - sono i criteri di priorità per l’assegnazio­ne dei rimborsi, e questa non è una faccenda sempliciss­ima. Dieci giorni in più o in meno non mi sembrano determinan­ti, fondamenta­le invece è che il Fondo possa diventare subito operativo ed erogare rapidament­e i primi 25 milioni stanziati per quest’anno: non potranno ristorare tutti ma, se il meccanismo funziona, avrà un effetto tranquilli­zzante anche per chi rimane in attesa».

Sul versante delle risorse a cui attingere, le associazio­ni degli azionisti azzerati rilanciano il loro cavallo di battaglia: i cosiddetti «conti dormienti». Miatello picchia sul tasto: «Dalle nostre ricerche risulta che, tra banche e Poste, i depositi abbandonat­i al loro destino sono oltre 1 milione: si parla di miliardi di euro, senza considerar­e i premi assicurati­vi e gli assegni circolari non incassati dopo 3 anni. Questi fondi possono andare a risarcire i risparmiat­ori traditi, bisogna risvegliar­li al più presto».

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Odissea Sit-in di protesta dei soci Bpvi al tribunale di Vicenza: i rimborsi per ora sono solo promessi

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