Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Gli artigiani ai politici «Basta promesse alcune sono offensive»
Ogni volta che sentono un partito o un politico promettere che taglierà le tasse, cancellerà leggi e introdurrà cambiamenti epocali per l’Italia perdono le staffe. Ma gli artigiani veneti hanno deciso di non restare a guardare e, senza mezzi termini, lanciano un appello: «Smettetela di fare promesse che chi ha un minimo di coscienza critica, e noi ce l’abbiamo, reputa offensive».
Sono le parole di Agostino Bonomo, presidente di Confartigianato del Veneto ai futuri parlamentari. In questi giorni, il presidente e il segretario nazionali di Confartigianato, Giorgio Merletti e Cesare Fumagalli, stanno incontrando i rappresentanti locali dell’associazione per redigere un documento-guida in vista delle elezioni. Ieri, la tappa in Veneto: «l’artigianato qui ha risultati positivi - ha detto Merletti -, il suo ente bilaterale, a sostegno dell’impresa, raccoglie più di 220 milioni,cifre che permettono di non chiedere niente a nessuno». Fuori di metafora, gli artigiani non hanno debiti nei confronti della politica e, forti del loro peso nell’economia del Paese - «nel 2017 abbiamo battuto i record degli ultimi vent’anni: 122 miliardi di export», ha sottolineato Merletti - si sentono liberi di dire come la pensano. In vista del voto, la politica sta chiedendo suggerimenti alle categorie e per affinare i propri programmi.
«Il M5s ci ha chiesto quali leggi cancelleremmo, abbiamo risposto la legge sugli appalti, a Forza Italia abbiamo detto di stare attenti sulla flat tax, non vorremmo cadere dalla padella alla brace», ha continuato il presidente nazionale. Al di là dei grandi temi(«Ogni volta che dicono “semplifichiamo” ci vengono i capelli dritti, visto che tutte le norme complicano le precedenti», ha scherzato Bonomo, i 176 mila artigiani veneti hanno le idee chiare su quello che vorrebbero dal governo. «C’è il problema del credito, è un disastro - ha detto Bonomo -, abbiamo imprese bloccate a seguito della vicenda delle Popolari, i loro debiti sono finiti in Sga (Società per la gestione di attività, una sorta di bad bank dove sono state trasferite le sofferenze bancarie di Popolare di Vicenza e Veneto banca, ndr), si parla di 9,5 miliardi che le aziende non possono pagare».
Non è una problema sconosciuto alla politica, da tempo Confartigianato denuncia la difficoltà di chi potrebbe pagare i propri debiti ma non può farlo per le regole fissate dal governo. Ne è nato un circolo vizioso: «Gli artigiani sono segnalati alla Banca d’Italia e non possono accedere al credito», ha protestato Bonomo. Chi sarà eletto a marzo, è chiamato a intervenire. Gli artigiani chiedono a Roma di puntare sull’apprendistato più che su norme alla Jobs Act. «Andava bene in quel periodo - ha precisato Merletti -, ma ora che i tre anni finiscono che accade? La formazione con l’apprendistato crea vero lavoro».
Bonomo Il credito è un disastro, abbiamo troppe aziende bloccate