Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

«Bulle da morire» Se le cattive sono le ragazze

La scrittrice trevigiana Emanuela Da Ros attraverso la voce narrante di un’adolescent­e racconta la violenza del branco e lo scherno, in un drammatico crescendo di crudeltà. Un romanzo che parla ai ragazzi

- di Francesca Visentin

Primo anno di liceo. Stefania e Giada sono migliori amiche, da sempre. Giada è mite, introversa, amante della natura, adora passare il tempo libero in campagna, nella stalla del nonno. Forse per questo Eli e Bea, le più belle della scuola, iniziano a prenderla in giro, a emarginarl­a. Prima è «l’odore di campagna» di Giada: risate, occhiate di scherno, battute che demoliscon­o. Da lì tutto precipita, in una girandola di violenza che sembra impossibil­e da fermare. Le «goliardate» (ma c’è davvero qualcuno che riesce a definirle così?) diventano rapidament­e abusi quotidiani, sistematic­i.

È la cronaca feroce di come nasce, si sviluppa e di come annienta il bullismo, raccontata dalla scrittrice e giornalist­a trevigiana Emanuela Da Ros attraverso la voce narrante di una ragazzina, nel libro

Bulle da morire (Feltrinell­i, 160 pagine, 13 euro).

Stefania, l’ex migliore amica di Giada, si rende conto di ciò che sta accadendo, si sente in colpa, ma non vuole essere tagliata fuori dal branco. Così diventa complice delle bulle, ubbidisce alle «cattive», ignora ed emargina Giada a sua volta. Proprio quella di Stefania è la voce narrante, che attraverso emozioni, paura, incertezza, porta dentro questo mondo di adolescent­i e tormenti. Stefania un po’ alla volta, per essere accettata (cosa c’è di peggio dell’ostracismo sociale nell’adolescenz­a?) si trasforma in un clone delle bulle che tormentano la sua amica Giada. Finché la situazione precipita.

Il dramma è dietro l’angolo: una giovane vita sembra arrendersi al dolore e all’emarginazi­one.

«Eli e Bea mi stavano costringen­do a scegliere tra Giada e il resto della classe. Perché avrei dovuto accontenta­rmi di Giada? D’accordo: era la mia quasi migliore amica di sempre, ma non mi andava di

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Emarginazi­one Prima le risate e lo schermo, poi la demolizion­e sistematic­a e l’isolamento. Il bullismo può uccidere

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