Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Tivù all’assalto ma l’osteria Da Luca resta deserta «Cucina chiusa»
«Conosce questo locale? Ha letto che prezzi fanno?». Dalla vetrina, ieri il cameriere guardava sconsolato la calle mentre la ragazza al bancone osservava i tavoli vuoti senza proferire una parola e tutt’e due non hanno mai osato varcare la soglia per richiamare le troupe televisive che si erano piazzate all’ingresso del ristorante proprio a ora di pranzo.
Ieri, era impossibile pranzare «Da Luca» alle Mercerie, il ristorante è stato preso d’assalto e non da turisti in coda per assaggiarne pietanze «tipiche veneziane» pubblicizzate in vetrina, ma da telecamere di televisioni straniere che per ore lo hanno presidiato fermando chiunque passasse lungo la calle e si avvicinasse alle vetrine con domande che avrebbero fatto allungare il passo a chiunque. Erano passate da poco le 12.30 quando una troupe tedesca con telecamere, kit per la diretta in esterni e tanto di reporter ha deciso di far conoscere ai propri concittadini (i tedeschi sono al primo posto per presenze turistiche in Veneto) il caso che sta facendo scalpore in ogni angolo del mondo.
Da sabato scorso, non si parla d’altro se non della truffa perpetuata ai danni di quattro giovani giapponesi costretti a pagare 1.100 euro per quattro fiorentine e una frittura di pesce. «Ma è sicuro di volere entrare?», ha ripetuto decine di volte la giornalista. Non che ci fosse la ressa di persone, il web e soprattutto i social hanno veicolato la notizia e, a meno che qualcuno non abbia deciso di rinunciare a smartphone e tablet durante il soggiorno in laguna, pochi non hanno saputo di quanto accaduto lo scorso 5 dicembre.
E così fino alle 14, entrare «Da Luca» era praticamente impossibile. Ma anche quando le telecamere hanno deciso di proseguire verso
Maccapani Non capisco perché i ragazzi abbiano pagato quel conto
altre mete, rigorosamente turistiche come San Marco dove in queste ore gli operai stanno montando gli allestimenti del Carnevale, il ristorante è rimasto deserto. «Mi spiace la cucina è chiusa», la risposta ottenuta varcando la soglia. Non che i controlli di Usl, Nas e polizia municipale abbiano imposto la serrata dei fuochi e dei forni ma, evidentemente, ieri, vista la situazione, i gestori (il locale è cinese ma è subaffittato a un egiziano) hanno deciso di rinunciare anche ai pochi clienti che si sono avvicinati. O forse, ma non ce n’è conferma, stanno già sistemando quelle criticità igienico-sanitarie riscontrate nel sopralluogo di lunedì.
Gli esperti di igiene del servizio sanitario e di carabinieri hanno trovato problemi di pulizia nella cucina e nelle sale aperte al pubblico, niente di così grave da imporre la serrata dell’esercizio ma le irregolarità erano tali che a breve «Da Luca» dovrà pagare ammende per un importo complessivo di circa 20 mila euro, a cui va aggiunta la multa delle fiamme gialle per non aver emesso lo scontrino ai quattro giapponesi.
C’è anche da dire che il volto cupo e le poche parole di chi ieri era al lavoro non invogliavano ad accomodarsi. Ieri, oltre a telecamere e a tanti turisti, il salotto buono della città era presidiato come raramente accade, in piazza c’erano sei vigili e tre militari. In calle larga San Marco, altri due agenti della polizia municipale e alla loro vista un turista italiano ha deciso di chiedere aiuto, chiaramente contro il timore di brutte sorprese. «Mi scusi mi spiega come mai non vedo il menù? E perché ogni panino ha due prezzi diversi?».
In modo cortese, il vigile ha spiegato: «Questo è un bar, non c’è l’obbligo di listino, nei ristoranti invece sì, il prezzo più basso è per il consumo al banco, il più alto al tavolo». Ringraziando per l’informazione, il visitatore ha aggiunto, «sa, con quello che abbiamo letto, ci andiamo cauti».
A Venezia però non tutti i ristoratori fanno i furbetti e, a pochi giorni dal Carnevale, il direttore artistico Marco Maccapani difende la città: «L’imbroglione lo puoi trovare dappertutto ma non è un modus operandi italiano e soprattutto di Venezia, anzi trovo che sia una delle città dove gli esercizi costino meno - dice -, io vengo da Milano e qua si sta proprio bene, mangio fuori quasi tutti i giorni, nessuno sa chi sono, potrei essere un normale turista e nessuno ha mai cercato di imbrogliarmi in alcuna maniera, non capisco come questi ragazzi abbiamo potuto pagare un conto così, io avrei chiamato la polizia o i carabinieri».