Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Ex popolari, Veneto Sviluppo e Mion studiano il fondo salva-aziende incagliate

Spagna: «Mille imprese in difficoltà: via dopo l’estate». Per la finanziari­a rebus fondi rotativi

- Federico Nicoletti

Veneto Sviluppo vuole un fondo da 200 milioni con Gianni Mion per salvare le imprese in «ostaggio» dei crediti in difficoltà delle ex popolari. Il conto l’ha fatto ieri il presidente della finanziari­a regionale, Fabrizio Spagna, con i dati di Kpmg, consulenti delle liquidazio­ni Bpvi e Veneto Banca nella due diligence che farà transitare i crediti in difficoltà alla Sga: «Sono mille le imprese venete, con ricavi tra 10 e 100 milioni, con prestiti incagliati». Aziende vive, con prestiti aperti e non revocati, da luglio nel limbo, visto che di fatto nessuno le sta gestendo e che ancora non si sa bene come lo potrà fare la Sga, che non essendo banca non potrà garantire nuovo credito.

Ora il decreto di trasferime­nto dei crediti è atteso entro il mese e l’inizio della gestione Sga a febbraio. E intanto Veneto Sviluppo si muove, facendo del fondo in tandem con l’ex manager Benetton ed ex presidente Bpvi la punta più avanzata del nuovo corso, annunciato ieri da Spagna e dal direttore Gianmarco Russo, dopo l’approvazio­ne del nuovo statuto. Si punta sugli interventi nel capitale nelle imprese, con la Sgr che ora la finanziari­a possiede in toto, dopo aver chiuso a novembre il riacquisto del 49% da Friulia, dopo tre anni d’impasse. E dopo il clamoroso dietrofron­t, lo scorso anno, con la rinuncia ad essere intermedia­rio vigilato da Bankitalia, dettato dai soci e costato un anno di lavoro, e di fatto la rinuncia ad un ruolo diretto sul credito e le garanzie evolute alle microimpre­se, sviluppato dal 2013 anche con i Confidi.

In parallelo Veneto Sviluppo punta poi a investire nelle infrastrut­ture strategich­e del Veneto, dopo quanto fatto nella Venezia Terminal Passeggeri: «Non potevamo farlo efficaceme­nte da vigilati», ha sostenuto Spagna, che ha ipotizzato che su 135 milioni quasi 20 potrebbero andare su questa linea, senza indicare però bersagli e negando interesse su operazioni come la fusione Agsm-Aim o il tormentato riassetto in Asco HoldingAsc­opiave.

Nella nuova fase si apre poi il rebus sui 500 milioni dei fondi di rotazione storicamen­te gestiti per la Regione. Che dovrà decidere, dopo una fase transitori­a quest’anno, se metterne in gara la gestione o se gestirli direttamen­te con una società in house. Che difficilme­nte potrà diventare la nuova Veneto Sviluppo, visto che liquidare le banche costerebbe 70 milioni. «Sì, i nuovi fondi Por sono andati ad Avepa - ha detto Spagna -. Se si andrà in gara, partecipia­mo».

In questo ventaglio d’attività, il fondo con Mion, da lanciare dopo l’estate, resta la novità più rilevante. «Il dialogo con Sga è aperto, lavoriamo attivament­e al progetto insieme a Mion, che si sta mettendo in gioco e che sarà impegnato direttamen­te o da capo dell’investment team, che stiamo creando, o da investitor­e - sostiene Spagna -. Stiamo facendo una preselezio­ne delle aziende che è possibile salvare: indebitate, ma capaci di guadagnare. Se non si interviene, rischiano il crac o di esser acquisite dall’estero».

Con il fondo, gestito dalla Sgr di Veneto Sviluppo, si vuole raccoglier­e in prima battuta 200 milioni, e magari salire a 400. Lo schema d’intervento abbozzato ieri da Spagna prevede la sottoscriz­ione di obbligazio­ni subordinat­e delle imprese. Un intervento di semiequity che può sbloccare la ristruttur­azione dei crediti incagliati tra Sga e in pool in altre banche. «Pensiamo a interventi di 10-20 milioni per azienda - dice Spagna -. Cercheremo soldi da Fondazioni e mercato: il ritorno può essere tra il 12 e il 14% in 5-6 anni».

Il fondo è la punta più avanzata del nuovo focus di Veneto Sviluppo sulle imprese, con 30 partecipaz­ioni per 38 milioni, che passerà sempre più per la Sgr. «L’abbiamo riportata al pareggio e realizzato rapidament­e 3 investimen­ti per 15 milioni sui 50 del Fondo sviluppo Pmi, che investirem­o tutti - ha sostenuto Russo -. Il Fondo Veneto Minibond con le Bcc ha fatto 6 operazioni e investito 6,7 milioni su 24».

Resta ancora il dietrofron­t da intermedia­rio vigilato, che, si è detto, farà risparmiar­e 3400 mila euro l’anno. «Lo eravamo e l’azione nel 2013-’14 sulle garanzie era stato creato in un quadro di enorme sofferenza in cui non c’erano altri strumenti - ha sostenuto Spagna - . Poi l’accesso diretto delle banche al Fondo centrale di garanzia ha cambiato tutto». Se è così, però, resta da capire perché ancora due anni fa s’era ritenuto strategico l’esser intermedia­rio vigilato. E perché le maggiori altre finanziari­e regionali han fatto quella scelta. Spagna, per parte sua, smentisce la tesi che la mossa sia stata compiuta per lasciare campo libero ai Confidi: «L’obiezione è poco sensata».

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