Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
False consulenze per finanziare FI Destro condannata a otto mesi
Soldi da Caltagirone (6 mesi) per il partito. L’ex sindaco: sentenza ingiusta, ricorrerò
La condanna è arrivata pochi minuti prima delle 17, ieri sera, quando il giudice Beatrice Bergamasco ha letto la sentenza con cui ha riconosciuto l’onorevole ex parlamentare Giustina Mistrello Destro, ex sindaco di Padova, colpevole del reato di finanziamento illecito ai partiti, condannandola alla pena di 8 mesi e 30 mila euro di multa. Sei mesi e 20 mila euro di multa sono stati comminati a Francesco Bellavista Caltagirone, imprenditore romano giudicato in concorso con la Destro.
«Una sentenza incomprensibile, contro la quale faremo appello» ha detto l’ex sindaco presente ieri in aula con lo stesso Caltagirone, anch’egli sconvolto per la decisione del giudice: «Si tratta di una sentenza irrazionale che non tiene conto di tutto quello che è stato detto in aula – ha affermato il legale dell’ex parlamentare, Alessandro Diddi, membro del collegio difensivo formato anche dagli avvocati Giuseppe Iannaccone e Valentino Fracasso - il nostro sarà un appello di fuoco».
Il pubblico ministero che aveva seguito le indagini, Maria Ignazia d’Arpa, aveva chiesto una pena molto più severa almeno sul fronte sanzionatorio: un anno di carcere per la Destro, chiamata a versare una multa di 450 mila euro, ovvero il finanziamento contestato, e nove mesi per Caltagirone.
L’inchiesta era nata da una costola dell’indagine sulla realizzazione del porto di Imperia (presunta lievitazione «artificiale» dei costi per la costruzione dell’opera), che vedeva coinvolto Caltagirone (nota: Caltagirone è stato assolto definitivamente da quelle accuse, perché il fatto non sussiste). Sotto accusa ci sono 450 mila euro in consulenze che il gruppo Aqua Marcia, società del costruttore romano, avrebbe girato all’esponente politico padovano di centrodestra mentre era membro nella commissione per le Attività produttive nel governo Berlusconi, senza ricevere in cambio alcuna contropartita reale. Il compito della Destro era quello di individuare aree di espansione del business portuale di Caltagirone a Nordest, ma il sospetto era che dietro queste fatture ci fosse un’illecita commistione tra interesse pubblico e privato.
Un sospetto al quale il giudice ha creduto. A poco è valsa la lunga e pacata arringa del difensore della Destro, Giovanni Chiello, che ha spiegato come l’ex sindaco fosse ambasciatrice del gruppo Caltagirone e per questo sarebbe stata lautamente pagata, con 450 mila euro. I testimoni in aula hanno detto in più occasioni di non ricordare di aver mai visto una relazione della Destro nei tre anni in cui è stata pagata per le sue consulenze. Secondo la difesa, le consulenze dell’esponente politico erano rappresentate dalle vaste conoscenze che hanno permesso di organizzare incontri, cene, feste e colazioni per aiutare Caltagirone espandere i suoi affari. La partita si giocherà ora in corte d’Appello a Venezia.