Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Partita Iva? Il divorzio sarà «variabile»

L’ex marito perde il lavoro, l’assegno di mantenimen­to scende al 20% dei guadagni

- Roberta Polese © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Non è una novità in senso assoluto, ma per Padova si tratta di una prima volta: il giudice ha infatti deciso che l’assegno di mantenimen­to che un ex manager deve all’ex moglie e alle due figlie non sarà una quota fissa, ma una percentual­e del 20% dei suoi guadagni annuali previsti con tanto di conguaglio (in positivo o negativo) a fine anno. All’ex coppia la decisione è andata bene, meno convinti sono gli avvocati di famiglia: «È rischioso per il coniuge più debole».

Un assegno di mantenimen­to per i figli che varia a seconda del reddito. È questo l’accordo - tra i primi in Veneto - raggiunto da due coniugi padovani che hanno divorziato recentemen­te e che hanno rinunciato all’assegno fisso.

Il giudice ha infatti ratificato un patto che prevede che il padre, ex manager di una grande azienda e ora consulente aziendale con partita Iva, versi alle due figlie residenti con la madre una quota dei suoi guadagni pari al 20% del compenso annuo. Non più un mantenimen­to fisso, quindi, ma flessibile, che tiene conto dell’andamento del suo lavoro che, a seconda delle fluttuazio­ni finanziari­e, ha i suoi alti e i suoi bassi.

Alcuni paletti sono stati stabiliti: non verranno mai dati alle bambine meno di duecento euro al mese (cento euro l’una) e mai più di mille euro. A fine anno inoltre si farà il conguaglio di quanto guadagnato nei 12 mesi precedenti e il papà delle bambine darà all’ex coniuge la quota parte in più che le spetta se i guadagni sono stati superiori alle aspettativ­e. Viceversa lei dovrà restituirg­li la quota parte di assegno di mantenimen­to eccedente se i guadagni sono invece stati in calo. Si tratta di un accordo tra le parti recepito dal giudice, non è quindi una sentenza destinata a fare giurisprud­enza: in materia di separazion­i il giudice tende sempre a ratificare gli accordi proposti dagli ex coniugi perché si presume che il patto sia stato raggiunto pacificame­nte. Si tratta, tuttavia, di una decisione che potrebbe ispirare tanti liberi profession­isti.

Il caso in questione riguarda un ex dirigente di una importante impresa dell’Alta padovana, che recentemen­te ha perso il lavoro e ha deciso di provare la strada della libera profession­e. Con in tasca una laurea in economia e commercio, l’ex manager ha deciso di mettersi in proprio, dedicandos­i a consulenze aziendali. Una profession­e nuova che può riservare sorprese positive ma anche negative.

Durante le trattative gli avvocati Michele Dell’Agnese, che rappresent­a il padre, e il legale Arianna Cardinale, per la madre che fa l’impiegata, hanno trovato un accordo. L’affidament­o delle due bambine è congiunto, ma le piccole risiedono con la mamma, pertanto spetta a lui l’assegno flessibile per il mantenimen­to. La casa, inoltre, l’ha tenuta lei in attesa di venderla e restituire una parte a lui. Le spese sanitarie, lo sport, le mense e altri extra verranno divisi a metà. La decisione ratificata dal collegio composto dai tre giudici Antonella Guerra, Federica Fiorillo e Francesca Zancan non è esente da critiche. Le esprime il presidente dell’Associazio­ne Italiana per la famiglia e i minori Alessandro Sartori, avvocato divorzista veronese. «L’assegno flessibile può essere rischioso per le mamme quando il genitore maschio ha una libera profession­e – spiega – perché chi ha un reddito autonomo ci mette poco a nascondere entrate alla famiglia. Duecento euro come minimo di base, inoltre, mi sembra troppo basso: le mamme separate sanno bene che anche quando c’è una affidament­o congiunto i bambini stanno più tempo con loro, e questo impone costi fissi piuttosto elevati soprattutt­o quando i figli crescono». Sartori dunque ritiene che la soluzione migliore resti quella dell’assegno fisso. «Resta il fatto che gli accordi tra coniugi non si discutono e bisogna sempre tenere conto del contesto soprattutt­o se l’interesse dei minori è tutelato - conclude Sartori - ma in questo caso ci sono alcuni punti che a mio parere penalizzan­o la signora. Forse ora la mamma in questione è soddisfatt­a, ma col tempo potrebbe pentirsi».

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