Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Partita Iva? Il divorzio sarà «variabile»
L’ex marito perde il lavoro, l’assegno di mantenimento scende al 20% dei guadagni
Non è una novità in senso assoluto, ma per Padova si tratta di una prima volta: il giudice ha infatti deciso che l’assegno di mantenimento che un ex manager deve all’ex moglie e alle due figlie non sarà una quota fissa, ma una percentuale del 20% dei suoi guadagni annuali previsti con tanto di conguaglio (in positivo o negativo) a fine anno. All’ex coppia la decisione è andata bene, meno convinti sono gli avvocati di famiglia: «È rischioso per il coniuge più debole».
Un assegno di mantenimento per i figli che varia a seconda del reddito. È questo l’accordo - tra i primi in Veneto - raggiunto da due coniugi padovani che hanno divorziato recentemente e che hanno rinunciato all’assegno fisso.
Il giudice ha infatti ratificato un patto che prevede che il padre, ex manager di una grande azienda e ora consulente aziendale con partita Iva, versi alle due figlie residenti con la madre una quota dei suoi guadagni pari al 20% del compenso annuo. Non più un mantenimento fisso, quindi, ma flessibile, che tiene conto dell’andamento del suo lavoro che, a seconda delle fluttuazioni finanziarie, ha i suoi alti e i suoi bassi.
Alcuni paletti sono stati stabiliti: non verranno mai dati alle bambine meno di duecento euro al mese (cento euro l’una) e mai più di mille euro. A fine anno inoltre si farà il conguaglio di quanto guadagnato nei 12 mesi precedenti e il papà delle bambine darà all’ex coniuge la quota parte in più che le spetta se i guadagni sono stati superiori alle aspettative. Viceversa lei dovrà restituirgli la quota parte di assegno di mantenimento eccedente se i guadagni sono invece stati in calo. Si tratta di un accordo tra le parti recepito dal giudice, non è quindi una sentenza destinata a fare giurisprudenza: in materia di separazioni il giudice tende sempre a ratificare gli accordi proposti dagli ex coniugi perché si presume che il patto sia stato raggiunto pacificamente. Si tratta, tuttavia, di una decisione che potrebbe ispirare tanti liberi professionisti.
Il caso in questione riguarda un ex dirigente di una importante impresa dell’Alta padovana, che recentemente ha perso il lavoro e ha deciso di provare la strada della libera professione. Con in tasca una laurea in economia e commercio, l’ex manager ha deciso di mettersi in proprio, dedicandosi a consulenze aziendali. Una professione nuova che può riservare sorprese positive ma anche negative.
Durante le trattative gli avvocati Michele Dell’Agnese, che rappresenta il padre, e il legale Arianna Cardinale, per la madre che fa l’impiegata, hanno trovato un accordo. L’affidamento delle due bambine è congiunto, ma le piccole risiedono con la mamma, pertanto spetta a lui l’assegno flessibile per il mantenimento. La casa, inoltre, l’ha tenuta lei in attesa di venderla e restituire una parte a lui. Le spese sanitarie, lo sport, le mense e altri extra verranno divisi a metà. La decisione ratificata dal collegio composto dai tre giudici Antonella Guerra, Federica Fiorillo e Francesca Zancan non è esente da critiche. Le esprime il presidente dell’Associazione Italiana per la famiglia e i minori Alessandro Sartori, avvocato divorzista veronese. «L’assegno flessibile può essere rischioso per le mamme quando il genitore maschio ha una libera professione – spiega – perché chi ha un reddito autonomo ci mette poco a nascondere entrate alla famiglia. Duecento euro come minimo di base, inoltre, mi sembra troppo basso: le mamme separate sanno bene che anche quando c’è una affidamento congiunto i bambini stanno più tempo con loro, e questo impone costi fissi piuttosto elevati soprattutto quando i figli crescono». Sartori dunque ritiene che la soluzione migliore resti quella dell’assegno fisso. «Resta il fatto che gli accordi tra coniugi non si discutono e bisogna sempre tenere conto del contesto soprattutto se l’interesse dei minori è tutelato - conclude Sartori - ma in questo caso ci sono alcuni punti che a mio parere penalizzano la signora. Forse ora la mamma in questione è soddisfatta, ma col tempo potrebbe pentirsi».