Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Forex, Visco mette nel mirino le Bcc Crediti a Sga, Padoan promette il decreto
Il ministro: «Stiamo accelerando». Gros-Pietro: «Venete, Intesa non deve risarcire nessuno»
C’è il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, che nella sua toccata e fuga promette, a otto mesi dal decreto di liquidazione, di firmare finalmente a breve, senza attendere a tutti i costi il dopo-elezioni, il decreto che trasferisce i 18 miliardi di sofferenze e crediti deteriorati delle ex popolari alla Sga: «Ci stiamo lavorando, stiamo accelerando al massimo». E c’è Intesa Sanpaolo, in posizione dominante dopo l’acquisizione post-liquidazione di Bpvi e Veneto Banca, alle prese con i problemi della migrazione informatica. E ancora Banco Bpm, il terzo polo guidato da Giuseppe Castagna, che cerca di conquistare spazio, finito il rodaggio della fusione, a partire da Verona, unico angolo del Veneto salvatosi dal ciclone bancario che ha liquidato Vicenza e Montebelluna. E ci sono le Bcc, che il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, mette con chiarezza nel mirino nel suo discorso: per l’accenno ai crediti a rischio, visto che le misure «per fronteggiare il grave deterioramento della qualità dei prestiti sono state meno incisive», per la necessità di varare i gruppi «che va accelerata», e per l’invito alle capogruppo, Iccrea e Cassa Centrale, «a predisporre adeguati piani di rafforzamento del capitale», evidentemente dopo gli stress test Bce.
Come in un puzzle, è questo il quadro del Veneto «orfano» delle banche, divenuto grande mercato di conquista, che esce a Verona dall’Assiom Forex, l’annuale congresso degli operatori finanziari, che quest’anno proprio Banco Bpm ha fatto arrivare in Veneto, al Cattolica Center, in casa cioè del ritrovato partner assicurativo, alle prese con la svolta del modello cooperativo corretto, dell’ingresso di Warren Buffett e del piano industriale dell’Ad Alberto Minali. Un test per il polo finanziario veronese, che rialza la testa e si candida a prendere in mano il Veneto.
Lo dice chiaro, Giuseppe Castagna, amministratore delegato di Banco Bpm, che guarda all’espansione: «Da un anno, dopo la fusione, abbiamo una presenza commerciale in crescita, soprattutto in Veneto, sia prima che dopo l’intervento di Intesa. Siamo tutti in competizione. In Veneto ci sono due grandi banche: noi tentiamo di aumentare i nostri clienti». Anche con soluzioni come il recente reclutamento da consulente commerciale nell’est del Veneto dell’ex amministratore delegato di Veneto Banca, Cristiano Carrus: «È molto legato alla nostra banca - dice Castagna riferendosi alla lunga carriera del manager nel Banco e ci ha chiesto di darci una mano nel farci conoscere meglio in Veneto».
Veneto in cui la transizione bancaria lascia sul tappeto non pochi problemi. Come quelli della migrazione informatica delle ex venete in Intesa, ancora vivi a due mesi dalla partenza. Il presidente di Confindustria Vicenza, Luciano Vescovi, li ha ricapitolato mercoledì in una lettera aperta all’amministratore delegato di Intesa, Carlo Messina: fidi bloccati, su cui le imprese pagano le commissioni, bonifici e pagamenti di personale e fornitori che non partono, personale ancora bloccato sull’operatività.
«Ho letto la lettera - replica da Verona il presidente di Intesa, Gian Maria Gros-Pietro -. Siamo vicini ai nostri clienti. E vorrei ricordare che ci siamo fatti carico di 50 miliardi di attività delle ex venete, anche di 200 mila imprese. Abbiamo messo l’economia del Veneto al riparo dal crollo delle banche venete. Ora non possiamo fare il miracolo di mettere in ordine tutto subito: parliamo di milioni di clienti, di decine di milioni di pratiche. Ci stiamo lavorando duramente, le nostre persone, anche quelle arrivate dalle venete, sono impegnate allo stremo». Ma c’è un rischio, per Intesa, di perdere clienti, di veder indebolita la propria posizione di leader in Veneto? «Francamente no - sostiene Gros-Pietro -. Siamo la prima banca in Italia,una delle più solide in Europa. Credo che quanto successo in Veneto dimostri il rischio di non tener conto della solidità di una banca».
E poi c’è il fronte giudiziario, con le decisioni opposte dei giudici dei processi di Veneto Banca e Bpvi: il primo ha chiamato in causa Intesa a rispondere dei danni dei soci con le azioni azzerate, il secondo l’ha esclusa. «Quello che abbiamo sentito a Vicenza è molto chiaro - prende posizione il presidente di Intesa -. Non possiamo essere chiamati a rispondere di fatti accaduti prima che noi entrassimo, di responsabilità di altri amministratori. Abbiamo comprato alcuni attivi, non le banche. E non i contenziosi». Gros-Pietro lega la questione al fondo da cento milioni di euro che Intesa ha stanziato per i soci impoveriti dal crollo delle azioni e di cui si attende la partenza: «Ci stiamo lavorando. Il fondo è la dimostrazione tangibile, per cento milioni di euro, che crediamo nel Veneto e che veniamo incontro alle difficoltà. Ma riteniamo di non avere nessuno da risarcire».
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