Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Migranti, in scena le storie di ordinario eroismo
Padova palcoscenico dell’immigrazione. Dall’epopea del profugo che fece a piedi il tunnel della Manica in Binario vivo a Fratelli IN Italia: con attori italiani e stranieri insieme
La scena teatrale di Padova diviene specchio di uno dei grandi temi del nostro tempo, la migrazione. Due gli appuntamenti: l’anteprima dello spettacolo Binario vivo, per la regia di Loris Contarini e il testo di Ernesto Milanesi, nuova produzione di TOP-Teatri Off Padova che andrà in scena questa sera alle ore 18 al Teatro San Clemente di Padova, e Fratelli IN Italia, diretto da Alberto Riello e scritto da Loredana D’Alesio, che debutterà lunedì alle ore 21 al Piccolo Teatro di via Asolo. Binario vivo racconta una storia vera: l’impresa eroica e disperata di Abdul Rahman Haroun, migrante sudanese che nell’agosto del 2015 – dopo un lungo viaggio attraverso l’Africa, il Mediterraneo e l’Europa fino alla giungla di Calais – riuscì a percorrere a piedi l’Eurotunnel della Manica. Quasi 50 chilometri tra i treni dell’alta velocità che gli sfrecciavano accanto e i fili dell’alta tensione. La sua vicenda ha fatto il giro del mondo, ma in Italia era passata quasi inosservata. «Quando ho conosciuto da giornalista la storia di Abdul» – racconta Ernesto Milanesi, autore del testo che sarà interpretato da Contarini e Gianni Bozza – «la sua vicenda mi aveva colpito moltissimo. Abdul ha compiuto un’impresa straordinaria: lui è il simbolo dell’Africa che si muove verso l’Europa, ma è anche il nostro specchio. Noi siamo quelli che salgono sui treni ad alta velocità per viaggiare e spesso perdiamo di vista le cose fondamentali, come la libertà e la dignità». Un’impresa epica che rievoca quella di Filippide – «è la corsa di Maratona del nostro tempo – aggiunge Ernesto – anche se Abdul non aveva alcuna vittoria da annunciare» e rinnova il pathos di Enea, il primo profugo della tradizione occidentale. La sua vicenda interroga le coscienze e accende i riflettori su un’umanità in cammino, com’è quella disegnata da Mauro Biani per la locandina dello spettacolo. «Binario vivo vuole aggiungere un tassello a quella nuova e diversa narrazione delle migrazioni di cui c’è ancora tanto bisogno e promuovere una cultura di accoglienza e inclusione» - conclude il suo autore. Dello stesso spirito partecipa lo spettacolo Fratelli IN Italia, viaggio nel mondo delle migrazioni nato da un’idea della diocesi di Padova e diretto dall’attore e regista teatrale Alberto Riello, che ha riunito sulla scena 8 ragazzi italiani e stranieri con le loro diverse storie di vita. Uno spettacolo dove l’integrazione avviene già tra i suoi protagonisti: il suo simbolo è la piccola e bizzarra orchestra che ne animerà la scena, composta dalla fisarmonica suonata da Kostel Barescu, di madre rumena e papà turco, il violino di Lucy Ramona originaria della Romania e lo djembe di Ibrahima Kalil Camara, rifugiato proveniente dalla Guinea. «Non avevo mai sentito questi strumenti suonare insieme, ma fanno una musica bellissima. Ho cercato di realizzare un’azione teatrale che mettesse in campo le ricchezze di ciascuno – racconta Riello -. Il teatro è un lavoro corale e anche il testo, che prende spunto dai fatti di cronaca e da articoli di giornale, è stato condiviso: l’obiettivo è quello di metterci a confronto con noi stessi ed essere il più possibile onesti anche con i nostri pregiudizi». A partire dalla diversa declinazione dell’idea di «viaggio». Come quello compiuto da Kalil Camara, 21 anni, che in Guinea faceva il giornalista radiofonico e il dj, arrivato a Lampedusa dopo aver attraversato Mali, Niger e Libia e aver visto morire tanti compagni. Ora a Padova fa l’insegnante di danza ed è volontario del Servizio Civile e ha un libro in cantiere in cui testimonierà la sua esperienza. «Mi piace raccontare quanto ho vissuto, anche se doloroso, e com’era la mia vita in Guinea, che mi manca molto. Ma non avevo scelta. Il teatro e la musica, una mia passione fin dai tempi dell’università, mi hanno salvato». Lo spettacolo sarà preceduto da una mostra sui numeri delle migrazioni, per scardinare percezioni errate sul fenomeno e seguito da un dibattito condotto dagli stessi protagonisti.
Ernesto Milanesi Abdul ha compiuto un’impresa straordinaria: lui è il nostro specchio Kail Camara Mi piace raccontare quanto ho vissuto, anche se doloroso. La Guinea mi manca molto