Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Mira, omicidio nel condominio Operaio romeno uccide il suo capo
Omicidio nel Veneziano Romeno uccide il collega che viveva con lui: lo rimproverava in cantiere e voleva cacciarlo di casa
Vivevano nello stesso appartamento: due romeni che lavoravano in Fincantieri. Uno dei due era il capo. Dopo l’ennesima lite per questioni di lavoro, quest’ultimo è stato ucciso dal coinquilino a coltellate. I vicini: «Abbiamo sentito urlare e piangere».
Le discussioni nell’ultimo periodo si erano fatte sempre più frequenti e accese. La maggior parte del loro tempo lo trascorrevano insieme, visto che condividevano lo stesso appartamento ed erano colleghi di lavoro. Ma ieri notte, dopo l’ennesima lite, Ionut Georgian Bejenaru, operaio di 28 anni di nazionalità romena, ha ucciso il suo coinquilino, che era anche il suo diretto superiore al lavoro. Con un solo fendente gli ha reciso la giugulare mentre dormiva perché «era troppo autoritario», ha detto ai carabinieri poco dopo l’arresto.
La vittima, Gheorghe Suta, connazionale di 37 anni, non ha avuto neanche il tempo di difendersi. E il terzo inquilino dell’appartamento stava dormendo in un’altra stanza. È stato lui a disarmare Bejenaru e a chiamare aiuto. «Correte, è in un lago di sangue», ha detto. Poco dopo, intorno alle 5 e mezza del mattino, un’ambulanza e i carabinieri hanno raggiunto la casa in via Mare Mediterraneo a Mira Taglio, nel Veneziano. Un «quartiere dormiente – così lo definisce chi ci abita -. È sempre tranquillo».
In cortile i militari hanno trovato, ad attenderli, l’assassino e quello che potrebbe essere un testimone chiave, ovvero il connazionale che lo ha disarmato. Una volta entrati nell’appartamento i soccorritori hanno trovato il corpo di Suta senza vita sul letto. Il dramma si è era consumato mezz’ora prima.
«Ho sentito gridare e piangere», racconta una donna nigeriana che abita proprio di fianco all’appartamento al primo piano in cui si è consumato il delitto. Urla che hanno udito anche i coniugi che vivono al piano terra. «Si è sentito trambusto - dice la signora - gridavano e spostavano mobili, forse hanno rotto qualcosa». Le grida erano, probabilmente, quelle dell’assassino e del coinquilino che lo ha sorpreso ancora con il coltello in mano.
Bejenaru e la vittima, secondo una prima ricostruzione dei carabinieri, negli ultimi tempi avrebbero avuto un rapporto difficile. Suta viveva in affitto in quella casa da un paio d’anni e i due coinquilini erano suoi ospiti. Le tensioni, nell’ultimo periodo, non erano mancate. Sia per motivi legati alla convivenza (l’assassino voleva che la vittima lasciasse la casa) sia per questioni di lavoro.
Entrambi operai alla Fincantieri, Suta e Bejenaru avevano ruoli diversi. Il primo era diretto responsabile del secondo che da tempo lamentava troppa autorità da parte del suo «capo», troppi rimproveri e qualche umiliazione. Un atteggiamento che - ha raccontato agli investigatori - non riusciva più a digerire.
«Spesso li si sentiva parlare ad alta voce o fare chiasso la mattina presto, quando andavano al lavoro, ma non abbiamo mai sentito liti violente», dice una vicina.
Nel tempo l’omicida avrebbe maturato un’insofferenza che aveva sfogato solo nelle discussioni verbali. Fino a ieri notte. Non è escluso che i due abbiano litigato qualche ora prima del dramma ma la vittima è stata colpita «a freddo», nel sonno. Per il pm della procura di Venezia Giorgio Gava è troppo presto per parlare di premeditazione, ma ciò che è certo è che l’assassino ha sgozzato il coinquilino quando non poteva difendersi. Un’ipotesi, questa, confermata anche dalla prima ispezione cadaverica eseguita dal medico legale in attesa dell’esame autoptico, che non ha evidenziato segni di difesa. E l’assassino non aveva nemmeno un graffio.
Subito dopo l’omicidio è stato disarmato – a fatica – dal terzo coinquilino, anche lui romeno, che è stato svegliato dal trambusto. Dopo una lieve colluttazione il connazionale è riuscito ad afferrare il coltello e a lanciarlo nel terrazzino. Non parlando bene italiano ha chiamato un amico che abita in un comune vicino a Mira, il quale ha lanciato l’allarme. Poi, insieme a Bejenaru, ha atteso in cortile i soccorritori.
«Si sentiva rumore sulle scale, gente che saliva e scendeva», racconta la signora che abita al piano terra. L’assassino non ha opposto alcuna resistenza ed è stato accompagnato in caserma, dove ha reso delle dichiarazioni spontanee ammettendo ciò che aveva fatto (di fronte al pubblico ministero è rimasto, invece, in silenzio).
Lunedì, assistito dal suo avvocato Marianna De Giudici, comparirà davanti al gip per la convalida dell’arresto.