Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
L’ufficiale giudiziario bussa a casa Zonin «Tutto sequestrato»
I beni saranno conservati per gli ex soci Tappeti, quadri e argenterie fino a 19 milioni
Ieri mattina l’ufficiale giudiziario ha suonato alla porta della villa in cui abita l’ex presidente Bpvi, Gianni Zonin, con la moglie. Il mandato, autorizzato dal giudice, era di sequestrare beni fino a un valore di 19 milioni di euro. I sigilli sono quindi scattati a opere d’arte, tappeti persiani e oggetti preziosi.
Tappeti persiani, opere d’arte, oggetti d’arredo, argenteria. E il contenuto delle casseforti. Tutto sequestrato, con buona pace dell’ex presidente della Banca Popolare di Vicenza, Gianni Zonin, che ieri ha dovuto fare i conti con l’ufficiale giudiziario che intorno alle 11 ha suonato il campanello della grande villa in cui abita con la moglie, a Montebello Vicentino.
Il mandato, ottenuto da due avvocati vicentini su disposizione del giudice Roberto Venditti, è di sequestrare beni per 19 milioni di euro. E così, l’ufficiale giudiziario e il suo assistente, accompagnati da un antiquario e dai legali, hanno passato al setaccio la tenuta costruita nel Settecento e che all’interno vanta scuderie, giardini, un parco e una pista che un tempo serviva per l’atterraggio dell’elicottero utilizzato dal «re del vino» nei suoi spostamenti.
Con Zonin e consorte fuori casa (pare si trovassero a Firenze), ad aprire la porta è stata un’impaurita governante che è subito corsa a telefonare al padrone. Pochi minuti dopo, sono quindi arrivati i figli dell’ex presidente della Popolare, Domenico e - soprattutto - Michele, al quale i genitori hanno trasferito la proprietà della villa e che è stato nominato custode di quanto sequestrato. In pratica, i beni rimarranno all’interno dell’abitazione e solo quando (e se) verrà dimostrata la colpevolezza dell’imprenditore, finiranno pignorati e poi messi all’asta per risarcire i 235 soci (danneggiati, secondo il giudice, per 15,5 milioni) che si sono affidati all’avvocato Renato Bertelle, e i 41 (3,8 milioni di euro) assistiti da Michele Vettore.
Quello eseguito ieri, è il primo dei sequestri conservativi per oltre 260 milioni di euro ottenuti dai risparmiatori nelle scorse settimane. La catalogazione dei beni, accompagnata da una stima sommaria, è iniziata dal piano superiore, dove si trovano le camere da letto e due saloni. Diversi i quadri antichi (si parla di opere di scuola bassanesca) e i tappeti persiani, oltre a una grande cassa che conteneva l’argenteria. Ma nell’elenco, figurano anche oggetti preziosi e d’antiquariato, fino al contenuto di due casseforti che custodivano, pare, anche del denaro. Si è scelto invece di non sequestrare alcuni gioielli - così come dell’altro contante accompagnato da ricevute perché considerati proprietà della moglie di Gianni Zonin.
L’ufficiale giudiziario è rimasto nella villa per oltre sei ore ma, viste le dimensioni della proprietà, il lavoro non è concluso. Si riprende oggi, stavolta ispezionando la cantina e il pianterreno, dove si dice ci siano altri quadri antichi (c’è chi favoleggia perfino la presenza di un Tintoretto) e oggetti costosi, ma anche bottiglie di vino pregiato, ai quali saranno apposti i sigilli.
Anche l’avvocato di Gianni Zonin, Enrico Ambrosetti, ieri si è precipitato a Montebello per assistere al sequestro. Si limita a dire che porterà la questione di fronte al tribunale del Riesame e assicura che «nulla in questi anni è stato asportato dalla tenuta».
Enrico Bertelle è soddisfatto. «Non so a che cifra arriveremo - spiega - ma almeno servirà a dare un po’ di soddisfazione ai soci, nei confronti di colui che ritengono il responsabile delle loro disgrazie». E se Bertelle tiene a sottolineare lo spirito collaborativo dei due figli di Zonin presenti in casa («La reazione è stata di sorpresa, almeno all’inizio, poi di grande dignità»), l’avvocato Vettore definisce i sigilli di ieri «un raggio di sole per i molti danneggiati dal crac della Popolare, che dopo tante delusioni adesso vedono un percorso che inizia e che potrebbe concludersi favorevolmente».