Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

«Il ritiro precauzion­ale e l’ammoniment­o hanno una funzione psicologic­a»

- A.Pist.

L’obiettivo è quello di prevenire situazioni di potenziale pericolo. Il sequestro preventivo di armi da caccia o pistole è stato voluto dal Questore di Padova Paolo Fassari, che da ieri ha emanato le nuove direttive ai propri agenti che non dovranno attendere una denuncia formale per ritirare fucili o pistole a chi è coinvolto in episodi di stalking o violenti litigi familiari. Questore, perché avete scelto la linea dura?

«E’ un tema su cui stiamo puntando l’attenzione da diverso tempo. Non ci stiamo inventando nulla, ci sono già altre città che hanno portato avanti questo discorso. C’è la volontà di tenere alte le antenne sulle violenze domestiche e su quelle di genere e uno degli strumenti per prevenire è proprio quello di evitare di lasciare pistole o fucili in mano a persone che stanno vivendo situazioni particolar­i». A chi potrà essere ritirata l’arma?

«Non è uno strumento che verrà messo in campo quando ci sono scaramucce o piccoli problemi. Se dovessero emergere violenti diverbi all’interno delle mura domestiche o le liti fossero reiterate, si procederà con il sequestro. Abbiamo un database di tutte le forze dell’ordine dove vengono registrati gli interventi e che consente di capire le situazioni di recidività. Il ritiro precauzion­ale è una decisione anticipata da seri approfondi­menti, oltre che dall’ammoniment­o del soggetto violento. E’ un’attività cautelare». La questione può riguardare anche le forze dell’ordine, come agite in questo caso?

«A Padova finora non vi sono stati agenti coinvolti in violenze domestiche. Più in generale vi sono sistemi di autocontro­llo. Ad esempio quando una persona mostra patologie particolar­i o momenti di stress dovuti al lavoro, lo si manda in malattia e gli viene consigliat­o di depositare

l’arma di ordinanza per qualche giorno. Abbiamo un ufficio sanitario preposto a queste cose che ritira le armi e poi le riconsegna».

La stragrande maggioranz­a dei delitti avviene con strumenti differenti dalle armi da fuoco, cos’altro si può fare?

«Ovviamente non possiamo sequestrar­e i coltelli da cucina, i martelli o tutti i potenziali oggetti contundent­i presenti nelle case delle persone. Ma è importante una prevenzion­e dal punto di vista psicologic­o, salvaguard­ando le persone da certi tipi di istinti. Serve soprattutt­o educazione, noi purtroppo spesso intervenia­mo quando il fatto violento è già avvenuto». Consigli su come affrontare la situazione? «Chiamare il 113, che interviene anche nelle situazioni apparentem­ente più innocue».

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