Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)
Maxi-debito piscine, è conto alla rovescia
Opposizioni scatenate: solo pochi giorni per la soluzione
Brancolano nel buio il sindaco del capoluogo Massimo Bergamin e il presidente del consiglio comunale Paolo Avezzù, ancora senza una soluzione definitiva per il pagamento dei debiti di «Veneto Nuoto» da 2,3 milioni di euro per il contenzioso sull’ex piscina comunale «Baldetti» e la costruzione in project financing del nuovo Polo Natatorio. Il «caso piscine» apertosi nel lontano 2006 si protrae da 12 anni, da quando l’allora sindaco Paolo Avezzù firmò la convenzione con «Veneto Nuoto» per la costruzione e gestione dell’impianto sportivo. Ora «Unipol Banca», che finanziò l’operazione, il 31 marzo prossimo è pronta a battere cassa, non concedendo pare più dilazioni a «Veneto Nuoto» per saldare le rate mai pagate del «project financing».
E buona parte dell’opposizione a Palazzo Nodari ieri è andata all’attacco. «Bergamin è un incapace, non si rende conto che il suo problema è Paolo Avezzù» tuonano i capogruppo di Pd, M5S e Lista Menon, rispettivamente Nadia Romeo, Francesco Gennaro e Ivaldo Vernelli, Silvia Menon.
«L’ipotesi migliore per evitare un salasso alle tasche di Comune e cittadini è far saltare il project financing, puntando a un cambio di gestione tramite un bando di gara facendo. Così il Comune riscatterebbe in anticipo la proprietà della piscina» ha proposto il grillino Vernelli.
Altra incombente scadenza è giovedì, il 29 marzo, quando ci sarà l’udienza al Tribunale Civile sul ricorso del Comune sul Lodo Baldetti. Esito che potrebbe portare il Comune, in caso di soccombenza, a dover pagare ben 3,6 milioni di euro a «Veneto Nuoto». E altro pericolo per Palazzo Nodari viene dalla clausola che prevede la surroga del Comune, in caso di inadempienza nel pagamento del project da parte di «Veneto Nuoto»: Unipol potrebbe chiedere la restituzione dell’intero mutuo a Palazzo Nodari.
Fumosa l’ipotesi, dopo l’ipotetico salvataggio mediante la municipalizzata Asm Spa, che un imprenditore privato possa salvare tutti. Pare che solo informalmente si sia fatta avanti una società padovana di Mestrino, la Hfg, ma non è confermato.
«A collegare i debiti di Veneto Nuoto e l’ipoteca sul Maddalena c’ è un comune denominatore dato dalla presenza in entrambi i casi della ditta Reale — spiega Vernelli — Ecco perché il Comune sta tentando di non far fallire “Veneto Nuoto” di cui la Reale è socia. I due milioni e passa versati nelle casse di quest’ultimo andrebbero a chiudere finalmente l’ipoteca che la ditta rodigina di costruzioni ha sull’immobile della Commenda».
Dura anche Silvia Menon: «Chi ha sbagliato deve assumersi le proprie responsabilità politiche, ammettere gli errori, chiedere scusa alla città. E, vista la gravità della situazione in cui ci ha condotti, Avezzù dovrebbe dimettersi».