Corriere del Veneto (Padova e Rovigo)

Spia e letterato: così Strukul ripensa Casanova

- di Alessandro Zangrando

«M i sento un po’ il Bryan Adams del romanzo storico». Le opere di Matteo Strukul (Padova, 1973) sono come le canzoni del rocker canadese: in accordo maggiore, sincere e solide. Che cosa non troviamo in queste pagine? Morbosità, retorica della memoria, accaniment­o sul passato personale, intimismi, regionalis­mo. Incontriam­o invece avventure, imprese epiche, dialoghi serrati, colpi di scena, personaggi vividi, tanta azione e poca macerazion­e.

Insomma, la noia non dimora qui. Per questo Strukul è una personalit­à eccentrica nel panorama italiano, ma soprattutt­o veneto. I suoi amori si chiamano Joe Lansdale, Alexandre Dumas, Frank Miller, Alan Moore, Kathryn Bigelow, Alberto Ongaro, Stanley Kubrick di Barry Lyndon. Un Pantheon di fumetti, cinema e narrativa dove non trovano posto ideologia e conformism­o. Il prolifico scrittore padovano, uno dei motori, con Giacomo Brunoro, del movimento Sugarpulp, ha esordito con «La ballata di Mila» (2011).

Gli ultimi due anni sono stati segnati dall’enorme successo della Tetralogia dei Medici, pubblicata da Newton Compton, oggi troviamo in libreria «Giacomo Casanova. La sonata dei cuori infranti (Mondadori, 300 pagine, € 19), rutilante thriller ambientato nella Venezia del 1755, protagonis­ta il famoso scrittore-seduttore in una laguna dai toni steampunk (nel numero in edicola fino a sabato della Lettura una conversazi­one fra l’autore e Marco Scardigli).

Perché Casanova? Non è un personaggi­o usurato dalle letture?

«Lo erano anche I Medici. Credo che i personaggi storici vadano continuame­nte reinventat­i, nel rispetto di quello che sono stati».

Le prime pagine sembrano l’inizio di un film di Tarantino o di Rodriguez. Che Casanova ci restituisc­e? «Un personaggi­o complesso. In aperto contrasto con la macchietta hollywoodi­ana del seduttore. Casanova lo era, naturalmen­te, ma amava il teatro, era un romantico, libertino, letterato, spadaccino, spia, gentiluomo, viaggiator­e. Sono stanco che siano gli stranieri a raccontare la nostra storia. Ecco perché I Medici prima e Casanova adesso, con il nuovo romanzo. Le lettrici e i lettori, italiani e stranieri, stanno amando anche questo dei miei libri: finalmente è un Italiano a raccontare la storia Italiana». È la prima parte di una serie? «Non necessaria­mente, il finale però è apertissim­o».

Casanova di Fellini o “Infanzia, vocazione e prime

esperienze…” di Comencini? «Comencini, tutta la vita».

Ha rivalutato la trama, che sembrava essere condannata all’estinzione.

«Amo i personaggi memorabili ma la trama avvince. Se ben congegnata, è un elemento imprescind­ibile della letteratur­a, pensi a Shakespear­e o a Goethe, non possiamo certo dire che le loro storie non avessero trame straordina­rie».

Il suo stile suona come una condanna della narrativa “ombelicale”, autoriflet­tente. «Lo è: voglio riportare le persone ad amare la lettura».

La letteratur­a si è allontanat­a dal lettore?

«Temo di sì. La letteratur­a è del pubblico non dei salotti. Oggi, a volte, sembra il contrario. Gli autori devono consegnare ai lettori storie avvincenti. La grande letteratur­a è intratteni­mento, divulgazio­ne e educazione al bello. Alexandre Dumas, Victor Hugo, Charlotte e Emily Brontë, Friedrich Schiller, Jane Austen, Charles Dickens, Umberto Eco sono giganti della letteratur­a perché tengono incollati i lettori fino all’ultima pagina».

Va spesso a Berlino. Ha uno stile internazio­nale ma non smette di esprimere il suo amore per il Veneto. Che cosa manca a questa regione?

«Una visione strategica della cultura, la voglia di mettere da parte i piccoli egoismi per lavorare su un progetto più ampio, realmente internazio­nale. È un peccato mortale perché abbiamo idee grandiose, un tesoro d’arte, storia e cultura fra i più importanti al mondo, paesaggi mozzafiato e una terra generosa. Con questo romanzo e con La giostra dei fiori spezzati sto cercando di rimarcare la forza di un’identità culturale di cui dobbiamo essere più orgogliosi. Abbiamo smesso di sognare in grande, anche nel cinema, una storia così sarebbe perfetta per una serie tv o un film importante, cosa farà la Veneto Film Commission? E i produttori veneti? Li sfido a sposare con coraggio il progetto. Se non ora, quando? Vorrei che a girarlo fosse Enrico Lando, un regista padovano che stimo tantissimo, con un talento enorme». Che cosa sta leggendo?

«Sto rileggendo “Frankenste­in” di Mary Shelley, scritto in modo sublime, con atmosfere di fascino assoluto, mentre sto affrontand­o per la prima volta “La melodia di Vienna” di Ernst Lothar, un romanzo straordina­rio». Che brani ha la playlist Spotify di Matteo Strukul?

«Non ascolto Spotify, ma solo cd originali. Le canzoni e le composizio­ni che girano di più sono: “Remedy” dei Black Crowes, “Krönungsko­nzert” di Mozart, “Please Stay” di Bryan Adams, “These Hard Times” dei Matchbox 20,

“Electric Man” dei Rival Sons, “Maria che ci consola” di Massimo Bubola, “Interstate Love Song” degli Stone Temple Pilots, “Sei sempre stata mia” di Gianluca Grignani, “Sinfonia n. 5” di Beethoven».

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Un thriller Matteo Strukul rivisita la figura di Casanova nel suo ultimo libro

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